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Berlino si schiera con le Ong: come e perché finanziano le navi

Antonio Castro
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Non si placa la maretta politico-diplomatica tra Francia e Italia sul fronte a migranti. E come se non bastasse entra a gamba tesa anche la Germania. Mentre il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è in volo per partecipare al G20 di Bali (che comincerà martedì mattina in Indonesia), le dichiarazioni si accavallano. E i toni invece di stemperarsi si accentuano. Rilancia la polemica Parigi. Il portavoce del governo francese, Olivier Veran, accusa il presidente del Consiglio italiano di mancanza di coerenza per non aver accolto la Ocean Viking. «La Francia non sarebbe la Francia», sintetizza Veran, «se non avesse accolto quest' imbarcazione» e quindi «rispettato gli accordi internazionali». A dirla tutta l'imbarcazione d'altura fa riferimento alla Ong francese Sos Mediterranée che gestisce la nave umanitaria Ocean Viking. Parlando ai microfoni dell'emittente Bfmtv Veran ribadisce che «la situazione umanitaria» a bordo della nave della Ong ha convinto Parigi a fare «la scelta giusta» e ad aprire il porto di Tolone alla Ong.

 

 


ASSE PARIGI-BERLINO
«L'Italia», sottolinea, «è perdente perché dispone normalmente di un meccanismo di solidarietà europea che significa che un gran numero di Paesi europei, in particolare Francia e Germania, si impegnano in cambio del fatto che l'Italia accolga le navi barche» a ricevere una parte dei migranti che sbarcano in territorio italiano». Il presidente francese Emmanuel Macron evita di intervenire in prima persona. È in volo per partecipare al G20 e manda avanti il portavoce dell'Eliseo. Veran assicura che la Francia «aveva l'obiettivo e l'impegno di accogliere poco più di 3mila persone in Italia, di cui 500 entro la fine dell'anno», si è difeso. Adesso però l'intenzione della Francia è di «non rispettare più l'impegno». Avendo dato ospitalità ai 238 raccolti nel Mediterraneo dalla Ong francese. Un po' deboluccia come motivazione.

 

 

E sembra soltanto una scusa per tranquillizzare le polemiche politiche interne francesi. L'opinione pubblica d'Oltralpe è dibattuta tra chi sostiene le scelte di solidarietà e chi sposa la linea dei respingimenti e una vera ripartizione europea dell'accoglienza. Se i francesi si lamentano i tedeschi certo non perdono l'occasione per fare tesoro delle arti diplomatiche. «Nel 2022», getta benzina sul fuoco via Twitter l'ambasciatore della Germania in Italia Viktor Elbling, «sono già oltre 1.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo. Un 12% dei sopravvissuti sono stati salvati dalle ONG. Loro salvano vite laddove l'aiuto da parte degli Stati manca. Il loro impegno umanitario merita la nostra riconoscenza e il nostro appoggio». Non è consuetudine che un diplomatico intervenga in un dibattito politico di questo livello. Quindi è probabile che le parole di Elbling siano state dettate da Berlino.


E si capisce anche la dura replica del vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini che ribatte sempre sui sociale: «Stretta in vista: multe, sequestri e più controlli. Il governo è pronto al pugno duro sugli sbarchi», scrive il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. La stragrande maggioranza arriva autonomamente - o intercettata dalle motovedette italiane - sulle coste della nostra penisola. Ieri a Lampedusa, con il mare calmo di questi giorni, si sono succeduti 4 sbarchi. In 113 sono approdati a bordo di quattro barconi. All'hotspot, dopo il trasferimento di oltre 600 persone, sono rimasti circa in 1.100 a fronte di una capienza massima di 390.


SBARCHI IN RIPRESA
Il problema da anni è che il «centro di prima accoglienza non si svuota mai», fa di conto il sindaco dell'isola Totò Martello. Ieri si contavano «1.300 i migranti presenti nell'hotspot». E «e anche quando è vuoto ci sono almeno 700 persone», taglia corto. Il triplo dei 238 migranti che hanno scatenato la rabbia dei francesi. E ogni giorno è così. Si comprende quindi perché il governo italiano sia «favorevole a rafforzare il memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere sottoscritto con la Libia nel 2017», ha accennato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo ieri alla trasmissione Mezz' ora in più. La proposta di Tajani è di intervenire dalle basi di partenza delle flotte dei disperati. «Come si è investito per i campi profughi Turchia, con una scelta congiunta di tutta l'Unione Europea, così si potrebbe fare in Libia e in altri Paesi da dove partono. Noi siamo favorevoli per rinforzare il memorandum che già abbiamo», ha concluso Tajani.

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