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Ong-scafisti, la prova regina sul loro legame: "Non voglio partire. Ma..."

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Alessandro Gonzato
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Le Ong lo boicottano e Libero gli dà voce. Lo abbiamo fatto ieri, nell'articolo d'apertura del giornale, e torniamo a farlo oggi, approfondendo ancora. "L'Urlo", film del regista Michelangelo Severgnini, al "Festival dei diritti umani" di Napoli è stato interrotto da un drappello di rappresentanti dei tassisti del mare che dopo venti minuti, dato che la pellicola riporta le testimonianze di migranti africani ingannati dalle Ong e finiti nella rete (...) dei mafiosi subsahariani, hanno costretto gli organizzatori a bloccare tutto. Il regista ha realizzato il docu-film sulla base del suo libro, omonimo: "L'Urlo, schiavi in cambio di petrolio (editore L'Antidiplomatico, 350 pagine, 24 euro)". Ne emerge che molti migranti trascinati dalla mafia africana in Libia in realtà non vogliono salire sui barconi (ogni testimonianza del libro è collegata a un codice Qr che rimanda all'audio o al video dei racconti). Sono loro a parlare. Hanno capito che le Ong li raggirano in modo criminale. Che il limite tra Ong e trafficanti spesso non c'è. Eccoli, alcuni stralci dell'Urlo, quello dei disperati.

 

 

 

"MEDITERRANEA"

Pagina 37, Severgnini riporta il dialogo con Yahia, nordafricano che si trova in Libia - La Ong Mediterranea Saving Humans, scrive, aveva appena annunciato il varo della propria imbarcazione Mare Jonio, battente bandiera italiana. A Yahia, così come alla totalità dei migranti in Libia, la notizia non era sfuggita. Così mi contattò. In questo caso non tanto per averne conferma, ma per chiedermi il senso dell'iniziativa. Gli risposi neutro: «Non lo so, secondo te?». Mi rispose con un messaggio vocale: «Gira la notizia che la Sinistra in Italia ha creato un'organizzazione per mettere in mare una nuova nave per salvare la gente che muore nel Mediterraneo. Ci sono altri modi per aiutarci, non solo il mare. La gente si è sbarazzata del sogno di venire in Europa. Vuole solo ritornarsene a casa. Perché non evacuate i migranti qui in Libia? Sono certo che conoscete i numeri dei migranti e la nazionalità. Li state ad aspettare in mare? Aspettate che attraversino? Certo, dovrebbero essere fortunati a racimolare 2.000 dinari libici (1.250 euro), consegnarli ai trafficanti, che poi li caricano su questi gommoni, che potrebbero affondare prima di raggiungervi o potrebbero essere intercettati dalla guardia costiera libica, che li mette in prigione, dove alcuni di loro poi trovano la morte. Perché tutto ciò? Non capisco. L'umanità non contempla l'ipocrisia. Quindi, se state veramente cercando di aiutarci, perché non vi impegnate in altre direzioni che possano aiutare più di una nave? Oppure vi aspettate che i migranti si gettino in queste frontiere d'acqua? Perché non ci aiutate con dei voli per tornare ai nostri Paesi? Personalmente non sono più interessata a venire in Europa. Negli ultimi due mesi ho fatto di tutto pur di poter tornare al mio Paese, il Sudan».

ONG-TRAFFICANTI

Pagina 275, colloquio tra l'autore e un giovane ghanese che si trova a Tripoli - Severgnini: «Ti vorrei chiedere un'opinione sull'affondamento avvenuto la scorsa settimana quando più di cento migranti sono morti in mare». Risposta: «(...) Non c'è alcun ragionevole motivo perché la gente debba perdere la vita in questo modo. Le imbarcazioni usate non sono vere imbarcazioni, sono solo canotti. Caricano le persone sopra questo tubo gonfiato di plastica molto sottile, che non è in grado di trasportare tutti. Ma da quello che posso vedere c'è una connessione tra le Ong e i trafficanti libici. Hai capito?» Severgnigni: «Puoi essere più chiaro? Il ghanese: «Voglio dire che non c'è modo che uno di questi gommoni parta senza che le Ong non ne siano a conoscenza. Ma anziché arrivare in Italia, la maggior parte di loro vengono intercettati dopo neanche un'ora. Subito dopo vengono ricondotti in Libia, le persone messe in prigione, torturate, picchiate e in seguito a tutto questo molti muoiono. In aggiunta a tutti coloro che annegano in mare, molte altre persone muoiono a terra. Quindi se le Ong sono in contatto con i trafficanti, bisogna dire loro che questo sistema deve finire. Mi appello alla mia gente e a tutti coloro che stanno ascoltando questo programma: bisogna fermare le traversate del mare. Non c'è ragione per rischiare la propria vita una volta in più in mare».

 

 

 

I PIFFERAI MAGICI

Pagina 105 - «Nel luglio 2019, mentre mi trovavo a Medenine (Tunisia, ndr), ricevetti un sms da una ragazza ospite del centro UNCHR e conosciuta in quelle settimane («I giovani, ci spiega l'autore - vengono illusi tramite i social dalle Ong che gli promettono di arrivare in Europa per rifarsi una vita, e anche gli scafisti vedono cosa scrivono le Ong»): Ecco l'sms della ragazza :«Oggi molti migranti hanno deciso di tornare in Libia, dal momento che le navi delle Ong sono tornate in mare. Sinceramente anch' io sto pensando di tornare. O torno in Guinea o mi imbarco su un altro gommone per l'Italia. Ora che ci sono le navi delle Ong non è così difficile». Severgnini nel libro commenta: «La ragazza dopo aver letto sui social che una nave delle Ong faceva ritorno in mare non poteva trattenere l'eccitazione. Come tanti altri giovani, constatati i tempi biblici per essere riconosciuti rifugiati e trasferiti in Europa in aereo, pensava seriamente di tornare in Libia». L'autore scrive: «Le Ong usanoi media per far arrivare ai migranti ciò che per loro è importante che si sappia. Non informano sui rischi reali. Fanno proclami trionfanti, come domatori di asini in un Paese dei balocchi dove attirano giovani sprovveduti. "Stiamo arrivando", "Eccoci", rispondono i migranti». E ancora.

LA MAPPA DEL TESORO

Severgnini, a pag.293, riporta anche le riflessioni della libica Breka Beltamar, capo della Commissione della Società civile, «che denuncia un gigantesco spreco e distrazione di denaro a danno del popolo libico, fondi concessi dalle organizzazioni internazionali per gli aiuti umanitari e le migrazioni, sequestrati da governo di Tripoli e Banca Centrale e usati nei modi più disparati grazie a una strategia governativa che dispone in che modo spendere i fondi grazie a una strategia governativa che dispone come spenderli». Beltmar dice che «ci sono rapporti sui diritti umani che indicano che la situazione va di male in peggio». Critiche ai governi occidentali, anche di centrodestra, e infatti il libro non vuole colore politico. E l'autore, se proprio qualcuno vuole incasellarlo, non tira certo da quella parte. 

 

 

 

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