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Immigrazione, boom di sbarchi: il Viminale fa scattare lo "stato d'emergenza"

Brunella Bolloli
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Oltre duemila sbarchi in meno di tre giorni, gli arrivi di quest’anno che rappresentano il 300 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2022 e l’hotspot di Lampedusa al collasso: quando le parole e gli appelli all’Europa non bastano più, scatta lo stato d’emergenza. A questo sta pensando il governo Meloni per fronteggiare l’annosa “questione migranti” con un flusso inarrestabile di approdi dal nord Africa, Tunisia ma non solo, sulle nostre coste. L’obiettivo è sveltire le procedure, accelerare le pratiche, ridurre le lungaggini di intervento e distribuzione e, allo stesso tempo, riconoscere maggiori poteri ai sindaci e ai governatori dei territori più esposti all’ondata. L’idea dello stato di emergenza sui migranti è stata infatti avanzata giorni fa dal presidente della Sicilia Renato Schifani. Il suo grido d’allarme non si era levato solo per l’isola di Lampedusa, anche ieri presa di mira dai barconi, ma per tutta la regione meta privilegiata per chi fugge in cerca di una situazione migliore. «Sono convinto che bisogna intercettare il problema sul nascere o saremo sommersi da masse di migranti», aveva dichiarato Schifani.

La sua, tuttavia, non è stata l’unica voce in tal senso; il naufragio di Cutro ha mostrato le crepe di un sistema troppo ingessato e passibile di errori, così ora il governo Meloni ha deciso di agire senza intoppi e soprattutto senza i soliti lacci della burocrazia per sveltire le modalità dell’accoglienza, passando dalla protezione speciale, che agisce sui richiedenti asilo e sui rimpatri degli irregolari, e sul potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), che dovrebbero essere uno in ogni regione, mentre oggi sono solo 9. Sullo stato di emergenza c’è il via libera del ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi, possibile il coinvolgimento anche che dovrebbe essere di tutta l’Unione, non si tira indietro di fronte all’accoglienza, che però va affrontata in modo più efficace di prima. Dunque, lo stato di emergenza, che potrebbe essere deliberato nel Consiglio dei ministri di oggi o, forse, della prossima settimana, servirà a utilizzare procedure in deroga ove necessario.

 

L’emergenza non sarà decretata soltanto per l’isola di Lampedusa, dove l’hotspot di contrada Imbriacola è arrivato a ospitare quasi duemila rifugiati, rispetto a una capienza massima prevista di 400 posti e si è scoperto che i pulmini per il trasferimento dei migranti non sono a norma da mesi, ma estesa a Sicilia e Calabria, se non a tutto il territorio nazionale. I numeri, del resto, parlano chiaro: nel weekend di Pasqua la Guardia costiera ha operato almeno duemila salvataggi in diversi scenari nel mar Ionio. A questi si aggiungono gli interventi coordinati dal Centro nazionale del soccorso marittimo a favore di un peschereccio con 800 migranti a bordo intercettati a 120 miglia a sud-est di Siracusa, in acque Sar italiane. Un salvataggio reso complesso dal sovraccarico di persone a bordo. Circa 400, invece, i migranti presenti su un secondo peschereccio segnalato anche da Alarm Phone e intercettato da nave Diciotti, in area Sar italiana a circa 170 miglia a sud-est di Capo Passero, a largo della Calabria ionica con due unità mercantili in assistenza e mezzi aerei di Frontex in aiuto. Il naufragio di Cutro con oltre 90 vittime e la sua scia di polemiche, fa ancora male. Per questo l’esecutivo non intende arretrare e oggi ripartirà in commissione al Senato il decreto migranti, già ribattezzato “decreto Cutro”, con gli emendamenti in materia di programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori stranieri, procedure di rilascio del nulla osta al lavoro e soggiorno fuori dalle quote. Oltre a ciò, e alla luce degli allarmi sicurezza sollevati dall’intelligence in vista dell’estate che porterà nuovi sbarchi, Palazzo Chigi procederà con l’ordinanza per decretare lo stato di emergenza sui migranti.

 

 

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