Niente rimpatrio. Ibii Ngwang, il 27enne che aveva insultato Giorgia Meloni e Matteo Salvini, può tranquillamente rimanere in Italia. A deciderlo è il giudice di Ancona che ha bloccato il provvedimento firmato da Matteo Piantedosi. Il ministro dell'Interno aveva predisposto il rimpatrio del calciatore camerunense, nonché ex attaccante della Cluentina, protagonista di un video choc girato davanti la questura e diventato virale qualche settimana fa. Il giovane – titolare di un permesso di lungo soggiorno – andava dicendo: "Io sono ne**o, bello fi..., con mio fratello bello fi... Mangiamo gratis, dormiamo gratis, non paghiamo l’affitto e poi sc.... le ragazze italiane". Il tutto davanti a una macchina della polizia parcheggiata davanti alla questura, con cappello e occhiali da sole sul volto. Non mancavano poi insulti al premier con allusioni pesanti alla figlia.
Ecco allora che nel giro di qualche ora avevano preso il via le indagini condotte dagli agenti della Digos della questura di Macerata, che avevano permesso di risalire immediatamente al soggetto ripreso nel video. La domenica di Pasqua - ricostruisce Il Resto del Carlino - gli agenti si erano recati a casa sua. Ma il ragazzo non c’era. Solo il giorno seguente gli agenti erano riusciti a intercettarlo. "Le mie parole sono il frutto ingenuo di una serata trascorsa con gli amici - aveva scritto nelle sue scuse il 27enne - Ho commesso una gravissima ingenuità: citando il brano di un artista rap, la mia unica intenzione era quella di ribaltare i luoghi comuni".
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Una violenza folle, l’ennesima. A poco più di una settimana dal Capodanno di Villa Verucchio, in provincia ...Ma Piantedosi, come previsto dal decreto sicurezza, ha firmato direttamente il provvedimento di rimpatrio, nel giro di 24 ore, "per pericolosità sociale". Risultato? Un nulla di fatto, visto che il giudice Alessandra Filoni, della corte d’appello di Ancona, ha "graziato" il ragazzo, bloccando il rimpatrio. La tesi? La stessa sostenuta dagli avvocati di lui, Sonia Savi e Olindo Dionisi: "mancava il requisito essenziale della pericolosità".