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Immigrazione, Repubblica tarocca i numeri per attaccare Salvini

Francesco Specchia
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Ogni realtà è un inganno, ogni mondo è in fondo il frutto di una nostra rappresentazione. C’è un tocco di Pirandello, e c’è un’increspatura di Schopenhauer nel modo in cui i colleghi di Repubblica interpretano i pensieri di Matteo Salvini.

Prendete il fact-checking che ieri -in occasione del processo Open Arms- ha riguardato le dichiarazioni di Salvini sul proprio operato come ex ministro dell’Interno. Lì, in un pezzo titolato Alta percentuale di vittime e nessuna mano tesa dell’Ue- Tutte le bugie del ministro (tutt’un vibrare di accuse velate, dense di ammicchi, giocate sul detto/non detto, diciamo...), be’, il quotidiano di Molinari si è avvitato sul numero dei migranti morti in mare, prima e dopo il noto intervento del leader leghista. Salvini aveva ribadito che durante la sua reggenza, con i «decreti Sicurezza» si era toccato il record negativo negli ultimi dieci anni, con 754 morti nel Mediterraneo. Ed è vero. Tra l’altro lo zenith delle morti in un giorno si è avuto con i 368 disgraziati delle strage del 3 ottobre 2013, regnante il Pd di Enrico Letta. Ma transeat, torniamo a Salvini.

Come fonte dei propri dati, il ministro aveva citato l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu). Secondo i numeri dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), nel 2019 sono morti o dispersi nel Mediterraneo 1.335 migranti, di cui 754 nella rotta del Mar Mediterraneo centrale, quella tra il Nord Africa e l’Italia. Entrambi i numeri sono i più bassi registrati dall’Onu dal 2013 in poi. Cioè: le fonti ufficiali Onu certificano la versione salviniana.

 

Ma Repubblica non ci sta. E spara: «È la più grossa delle bugie dette in aula dal leader della Lega». Però la spara zoppicando. Perché, di fatto, nella frase successiva sentenzia proprio il contrario: «Nel 2018 e nel 2019 (Salvini è stato ministro dell’Interno da giugno 2018 a settembre 2019) l’Oim ha registrato rispettivamente 2.337 e 1.885 vittime nel Mediterraneo. Numeri, è vero, leggermente più bassi dei 2.571 del 2023». Cioè: intanto Repubblica cita non l’Onu (che fa fede) ma l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), intergovernativa anch’essa collegata alle Nazioni Unite che indica il 2020 come anno col minor numero di dispersi (1.449), davanti al 2019 (1.885); e parla di «diverse metolologia di calcolo». Cita Oim e le sue diverse metodologie, ma omette di specificare che fa fede l’Onu.

Epperò –qui sta il colpo d’ala- per contraddire la realtà incontrovertibile della statistica, il quotidiano tira fuori un ulteriore criterio di calcolo: il «tasso di mortalità in rapporto agli arrivi», che «quando Salvini era al Viminale è stato altissimo, poco meno del 10 %, il più alto dal 2014». Cioè, il sottotesto sarebbe: «è vero, i migranti arrivati sono stati pochissimi, ma quei tra quei pochissimi sono morti di più». E quindi, sottinteso del sottotesto: «se fosse arrivata lasolita orda dei poveracci, chissà in quanti sarebbero morti». Già, chissà. Ora, a parte il metodo interpretativo rivoluzionario che si basa sulla distopia- roba poco scientifica- be’, il punto è che i migranti non sono arrivati. Hanno ragione Salvini e l’Onu. Visto il contrappunto di Molinari uno dice: questo è puro teatro dell’assurdo. Eppure, nello stesso giorno su La Stampa Luca Bottura, ottimo nell’analisi satirica come nel suo Meno male che Silvio c’era (Baldini+Castoldi), scivola sull’analisi reale: «Salvini utilizza la stessa tecnica ovunque: è sparare una salva di enormità che chi di potere, nel far west passivo-aggressivo della nostra informazione, trasformerà in materiale opinabile, rivedibile». Caro Luca, i dati. Posso capire che ti stia sulle palle Salvini, ma i dati sono quelli. 

 

Se non li citi e dici il contrario senza attestarlo è solo un mix tra livore e vapore acqueo. Anzi, Bottura, una citazione la fa. Pagella politica. Pagella è uno stimato sito di factchecking al quale però, talora, analizzando il centrodestra scappa la frizione. Ma, nonostante una screziatura di pregiudizio, è proprio Pagella a prendere atto dei dati Onu, pur commentando: «È esagerato però attribuire il calo degli sbarchi registrato tra il 2018 e il 2019 ai decreti Sicurezza. La diminuzione degli arrivi era iniziata già dall’estate del 2017. Quando Salvini era ministro dell’Interno il numero dei morti nel Mediterraneo centrale è calato in valore assoluto, ma è aumentato in rapporto al numero delle partenze». L’attestazione non smentisce Salvini; e sulla sua parziale interpretazione Repubblica ci costruisce su un pezzo di factchecking sull’onestà del fact-checking. Puro Pirandello...

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