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Fuori dal coro, scena atroce: "L'irregolare ha ucciso mio figlio, non è cambiato niente"

Roberto Tortora
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Nulla sembra essere cambiato a Roma da quel tragico 17 febbraio 2014, quando Carlo Macro venne accoltellato a morte con un cacciavite di 20 centimetri nel petto da un indiano di 57 anni senza fissa dimora, Joseph White Klifford, che accusava la vittima di tenere la musica dell’autoradio troppo alta.

Carlo si era banalmente fermato con il fratello di 35 anni nei pressi di alcune roulotte che credeva abbandonate per espletare dei bisogni fisiologici. A distanza di dieci anni, per Fuori dal Coro, trasmissione di approfondimento politico di Rete4 condotta da Mario Giordano, l’inviato Marco Agostini mostra lo status di violenza e degrado della capitale, tornando nella zona del Gianicolo con la mamma di Macro, la signora Giuliana, sul luogo dell’omicidio. 

 

 

 

La donna commenta amaramente: "Mio figlio ucciso da immigrato irregolare, aveva già tentato di uccidere delle persone a Catania e aveva già il foglio di via, ma, purtroppo, nonostante l’obbligo di espatrio, continuava a stare tranquillamente a Roma. Da allora, non è cambiato nulla".

 

 

 

E infatti la zona è ancora presidiata da numerose roulotte, anche nei parcheggi pubblici, dove tanta gente vive bivaccando senza controlli. Sempre la signora Giuliana sentenzia: “È lo specchio del degrado di Roma”. Quando Agostini prova a parlare con un uomo che guarda la tv dentro una roulotte, non riceve una buona accoglienza: “Non voglio parlare con te, vengo dalla Bulgaria, ma non voglio dirti le cose mie”.

 

 

 

Un altro, invece, che si occupa di sicurezza nei locali notturni, sembra più collaborativo: “Vengo dalla Lituania e sono qui da 17 anni e mezzo, ho comprato il camper 4 anni fa”. L’uomo, però, nega il proliferare di attività illegali come droga e prostituzione, nonostante siano già scattati degli arresti in entrambi i casi. In zona San Lorenzo, infine, dietro le mura del cimitero del Verano, c’è un vero e proprio villaggio. L’accoglienza ad Agostini è brutale: “Chi ti ha dato il permesso, io ti spacco la telecamera, potete andarvene, non ti deve interessare da quanto io vivo qua”. Beffa finale, l’immigrato irregolare prende la targa dell’auto della troupe, chiama i carabinieri (lui!) e tenta poi di aggredire il cameraman.

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