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Immigrazione, i magistrati lasciano liberi i clandestini

Alessandro Gonzato
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Ci risiamo. Da una parte il governo che prova, e nonostante tutto finora c’è riuscito, a contenere l’immigrazione irregolare. Dall’altra una parte di magistratura che disfa la tela e contrasta il “decreto Cutro”, legge che da maggio 2023 inasprisce le pene per gli scafisti e impone un giro di vite sugli arrivi clandestini. Dal tribunale di Palermo giunge la notizia che dall’apertura del centro di trattenimento di Porto Empedocle – nell’Agrigentino – i giudici hanno bocciato 64 provvedimenti di trattenimento di migranti su 74. I provvedimenti erano stati emessi dalla questura. Nell’86% dei casi i magistrati non li hanno convalidati, ritenendoli illegittimi. L’azione della sezione specializzata in immigrazione e protezione internazionale non può che far discutere.

Il nuovo centro di trattenimento di Porto Empedocle (Sud-Ovest della Sicilia) è stato inaugurato a metà agosto allo scopo di accelerare le procedure per il rimpatrio verso i Paesi terzi considerati sicuri, tra gli altri Albania, Algeria, Costa d’Avorio, Gambia, Marocco, Nigeria, Senegal e Tunisia. Dicevamo dello sforzo del governo per contrastare gli arrivi di massa: dal primo gennaio a ieri sono arrivati 48.646 richiedenti asilo, circa un terzo dello stesso periodo dell’anno scorso (133.240) e 22mila in meno del 2022 (allora erano 70.320). Torniamo al “decreto Cutro”.

 

 

Il testo prevede che i richiedenti asilo che hanno fatto richiesta di protezione internazionale alla frontiera o in zone di transito, e che siano sprovvisti del documento di riconoscimento e privi della garanzia finanziaria prevista dalla legge, possano essere trattenuti nei centri di soccorso e prima accoglienza, e in caso di arrivi consistenti e ravvicinati anche nei centri di permanenza per rimpatri. I provvedimenti di trattenimento devono essere poi convalidati dalla magistratura.

In principio era stato il giudice Iolanda Apostolico: a ottobre 2023, con due decisioni diverse, aveva annullato 10 trattenimenti di tunisini nel centro di permanenza di Pozzallo, nel Ragusano. Apostolico è balzata alle cronache quando il vicepremier Matteo Salvini ha pubblicato su X (l’ex Twitter) le immagini del giudice che al porto di Catania il 25 agosto 2018 manifestava contro il leghista, allora ministro dell’Interno. Il magistrato manifestava per lo sbarco di 150 migranti dalla nave Diciotti. Per questa vicenda, a differenza del caso Open Arms- quasi identico- il parlamento non ha concesso l’autorizzazione a procedere contro Salvini: poi per il caso della Ong spagnola i 5Stelle, ormai in guerra con Salvini, hanno cambiato idea.

Qualche giorno dopo la decisione dell’Apostolico un suo collega, sempre del tribunale di Catania, non ha convalidato il trattenimento di altri 6 tunisini, disponendone il rilascio immediato.
Alla base del “no” alle convalide c’è, sostanzialmente, l’assenza della “dovuta motivazione sulla necessità del trattenimento, sulla sua proporzionalità e sull’impossibilità di fare efficace ricorso alle altre misure alternative, di tipo non coercitivo”.

E però vanno evidenziati altri due aspetti. Il primo è che alcuni giudici in questi mesi hanno confermato il trattenimento dei richiedenti asilo nei centri che agevolano i rimpatri accelerati, dunque i magistrati che si oppongono lo fanno per una loro (legittima) interpretazione della legge; il secondo aspetto riguarda la motivazione dell’uscita dai centri: i giudici non valutano nel merito se si tratta di un vero profugo, ma decretano che nell’attesa di stabilirne lo status non possa restare in un centro. In questo caso l’extracomunitario è libero di circolare, senza una dimora né un lavoro, con conseguenti problemi di sicurezza. Se successivamente viene rifiutata la richiesta d’asilo rintracciare l’irregolare diventa impossibile.

Intanto è slittato di qualche giorno il via libera del Consiglio dei ministri al “dl flussi”, che prevede “disposizioni urgenti in materia d’ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di capolarato”, oltre ovviamente alla gestione degli arrivi dei migranti e della protezione internazionale. La decisione è dovuta a questioni tecniche. C’è qualche dettaglio da chiarire. Uno è legato alla durata di un possibile “permesso temporaneo” al migrante col contratto di lavoro stagionale appena terminato, così da non perdere un lavoratore formato anche con esborsi economici da parte dello Stato. Un’altra questione, non esistendo un albo, ha a che fare con l’ingresso delle badanti.

 

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