Islam, qual è oggi il rischio più grande

A Lecco è stato arrestato un 20enne egiziano. Si tratta di un apparente bravo ragazzo, uno tutto casa e università e che però si preparava a qualche atto spettacolare
di Daniele Capezzonedomenica 25 maggio 2025
Islam, qual è oggi il rischio più grande
3' di lettura

Che a sinistra si dicano spesso cose sconclusionate non è una gran notizia. Ma la faccenda si fa più seria quando, con una nonchalance che lascia di sasso, si aggiunge alla consueta insensatezza un tocco di irresponsabile pericolosità. Così: deve esserci una specie di piacere perverso nel rischiare (...) di metterci tutti nei casini per il gusto di una dichiarazione, per il disturbo ossessivo-compulsivo che induce alcuni onorevoli a non privarci del loro pensierino quotidiano sulle agenzie e sui social. Di che si tratta? Da una mezza giornata, è partito il tam tam per accogliere qui in Italia – così, genericamente, senza verifiche, “a prescindere” come avrebbe detto Totò – gli studenti stranieri, in particolare pro Pal e sostenitori della causa di Gaza, che dovessero avere problemi a Harvard o altrove. Vengano tutti qui, dicono alcuni fenomeni progressisti.

Ah sì? Anche quelli che – da mesi – hanno organizzato proteste violente? Anche quelli che, in America e altrove, si sono distinti in una specie di “caccia all’ebreo” nei campus? Sarebbero pure queste le “vittime” del “perfido Trump” a cui dovremmo immediatamente dare asilo? Roba da matti. Poi, però, siccome il caso è un regista sopraffino e sa inventare coincidenze temporali altamente significative, proprio ieri – dalle nostre parti – è venuta fuori un’altra notizia. E qui si smette di sorridere. Ecco i fatti: uno studente ventenne, egiziano, con casa a Lecco e studi universitari a Milano, nel tempo libero – mettiamola così – si dedicava alla propaganda islamista e a trafficare con la preparazione di ordigni esplosivi. Ovviamente il tipo è stato arrestato. Ma non si può non rimanere preoccupati – nel mondo delle persone con la testa sulle spalle – davanti a un’evidenza: ormai il rischio è quello del “jihadista della porta accanto”. Non di uno che venga da un teatro di guerra in Medio Oriente, cioè un guerrigliero immediatamente riconoscibile come tale. No: un apparente bravo ragazzo, uno tutto casa e università, e che però (Internet offre infinite opzioni) si prepara a qualche atto spettacolare.

Lecco, arrestato uno studente egiziano di 20 anni: Jihad, che manuali aveva in casa

Propaganda jihadista e manuali per fabbricare bombe: ha risvolti inquietanti quanto accaduto a Lecco, dove la Polizia di...

Una volta assemblando un kalashnikov, un’altra volta maneggiando materiale esplosivo, un’altra volta ancora – in modo ancora più rudimentale – agendo con i coltelli disponibili in casa. E sempre stando interconnesso con la fitta rete (fisica e social) della propaganda islamista. In genere – per fortuna – questi terroristi “fai da te” hanno una preparazione limitata, e al primo confronto con le forze dell’ordine tendono ad avere la peggio (bene). O addirittura, com’è accaduto in questo caso, vengono beccati preventivamente grazie a un’indagine ben svolta. Ma – ecco il punto – individuarli è come cercare un ago in un pagliaio. E – prima che vengano fermati – possono comunque fare molto male a qualcuno. La domanda nasce dunque spontanea. Come si fa a non mettere in relazione questo rischio con le manifestazioni violente che – nei campus di mezzo mondo – sono state inscenate negli ultimi mesi? Intendiamoci: nessuno si sogna di dire che tutti i manifestanti siano dei potenziali violenti o dei violenti già conclamati. Questa sarebbe un’evidente sciocchezza. Ma dei violenti ci sono, però. E i fondamentalisti più pericolosi hanno tutto l’interesse (oltre che i mezzi e la capacità) per infiltrarsi in quei contesti, per condurre un reclutamento in un ambiente ideale, per radicalizzare i più facinorosi, insomma per determinare gli esiti più inquietanti.

Le nostre forze dell’ordine e i nostri servizi lavorano molto bene, sanno come e cosa monitorare. Saggiamente, non sopravvalutano ma nemmeno sottovalutano tutti questi rischi. Ecco: che senso ha – invece – che in modo irresponsabile pezzi di sinistra politica e mediatica, per puro gusto di propaganda o per non rinunciare alla battuta del giorno, facciano finta di non capire i pericoli a cui siamo tutti esposti?