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Amburgo, il killer islamista del supermercato brutalizzato in strada a colpi di sedie

L' accoltellatore che ieri al supermercato di Amburgo ha ucciso una persona e ne ha ferite sei, è un profugo palestinese, nato nel 1991 negli Emirati Arabi Uniti, che aveva trovato un lavoro ad Amburgo. Lo sapevano bene anche i servizi di sicurezza tedeschi, che lo avevano schedato come pericoloso fondamentalista. Ma il popolo tedesco e alcuni immigrati di pelle scura hanno deciso che è il momento di reagire. Senza saperlo, e senza temerlo, un gruppo di testimoni lo hanno affrontato mentre fuggiva dal luogo dell' attentato, riuscendo a bloccarlo a sediate, in attesa dell' intervento della polizia, che lo ha arrestato. Lo avevano sentito gridare «Allahu akbar» e dalle foto scattate mentre viene portato in carcere, appare ferito. Un video girato da un testimone mostra perché: lo hanno circondato benché fosse armato di un coltello e gli hanno impedito di dileguarsi dopo l' omicidio. Ora si potrà al massimo minimizzare il fattore religioso, indicandolo come secondario. E in effetti in un primo momento, la versione ufficiale della polizia della città anseatica è: «Non abbiamo informazioni chiare sul motivo o sul numero di feriti». Il messaggio tuttavia invita la cittadinanza a starsene alla larga da Barmbek, l' area della ricca città tedesca dove è avvenuto l' attacco. «Si tratta sicuramente di un solo assalitore» ha proseguito la polizia su Twitter, precisando che potrebbe anche trattarsi di una rapina, «ma non si hanno conferme». Sono i testimoni a squarciare il velo, riferendo che alle 15 circa un uomo è entrato al supermarket Edeka sulla Fuhlsbüttler Strabe e, gridando «Allahu akbar!», ha iniziato ad accoltellare i clienti, ammazzando un uomo di 50 anni e ferendo altre sei persone, una donna di cinquant' anni e cinque uomini di 64, 57, 56, 19 e 35 anni. Tutti si trovano in ospedale e alcuni di loro hanno riportato ferite gravi. E comunque la polizia, avvertita dai clienti del negozio, fa subito intervenire l' unità speciale antiterrorismo. Non c' è nemmeno bisogno di localizzarlo. È già stato catturato da alcuni cittadini sulla vicina Hellbrook Strasse. Non è certo la prima volta che i terroristi islamici agiscono all' arma bianca, cioè con il coltello. È successo in Israele prima di tutto, nell'«intifada dei coltelli», poi al Borough Market di Londra due mesi fa, ma anche nella stessa Germania lo scorso anno a Monaco, con le stesse esatte modalità di ieri ad Amburgo. E anche a Monaco ci furono un morto e quattro feriti. Ma non è mica finita qui, perché solo una ventina di giorni fa il presidente dei Servizi interni tedeschi, Hans-Georg Maassen aveva lanciato l' allarme su possibili imminenti attacchi. «Dobbiamo mettere in conto che anche in Germania vi possano essere nuovi attentati, commessi da singoli aggressori o anche con dei commando del terrore», aveva spiegato, aggiungendo che il numero dei salafiti, cioè quei fondamentalisti islamici che predicano la guerra santa, è salito da 8.350 nel 2015, agli attuali 10.100, e la scena islamica conservatrice si è ingrandita. Secondo Maassen i soggetti ritenuti pericolosi sono 680 e non si sa ancora se l' accoltellatore di ieri fa parte del novero. Né si sa che fine abbiano fatto quei 270 foreign fighters, stima dei servizi probabilmente al ribasso, rientrati in Germania nei mesi scorsi. Durante la stessa conferenza il ministro dell' Interno, Thomas De Maiziere, aveva ricordato che dal 2015 a oggi ci sono stati finora 29 attentati di matrice islamica, di cui 5 in Germania. Con quello di ieri farebbero 30 e 6. Ma quello che più spaventa Berlino è che con l' avvicinarsi delle elezioni politiche il rischio attentati potrebbe aumentare. È successo in Gran Bretagna, dove i terroristi hanno approfittato di una nazione concentrata sulle elezioni per colpire e influire anche sull' esito del voto. Come è capitato alla premier Theresa May, e con ancora più motivazioni, le colpe di un grave attentato terroristico come quello al concerto di Manchester o al Borough Market di Londra, ricadrebbero per forza sulla Merkel al potere da 13 anni ininterrotti. di Carlo Nicolato

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