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Giappone, l'inquietante "falla nel sistema": cos'è successo dopo il lancio del missile nordcoreano

Una "falla nel sistema": qualcosa, dopo il lancio del missile nordcoreano, non ha funzionato e per molti è un segnale inquietante. I giapponesi, parola di un importante sociologo nipponico, Junji Tsuchiya, "l'hanno presa male" e non succede spesso, in un Paese conosciuto nel mondo per il sangue freddo, l'autocontrollo e la perfetta organizzazione. Martedì mattina, invece, è andato tutto storto. "Il sistema di allarme nazionale non ha funzionato a dovere - ha spiegato il professor Tsuchiya al Corriere della Sera -. Si chiama J-Alert e agisce attraverso un satellite che dirama in tempo reale informazioni poi instradate a autorità pubbliche e cittadini. Non sappiamo ancora perché ma c'è stata una falla: gli altoparlanti che dovevano svegliare i cittadini e invitarli a entrare nei rifugi non hanno fatto sentire un bisbiglio. Soltanto ai residenti in Hokkaido è stato recapitato un sms di allarme". Di fatto, gran parte dei giapponesi hanno saputo dell'allarme bellico soltanto dalla tv. Se fosse stato un reale attacco da parte del regime di Pyongyang, per molti di loro non ci sarebbe stato scampo. Il pericolo vero, però, secondo il sociologo, potrebbe essere alle porte: "Questi episodi terrorizzano la gente, certo. Ma anche e soprattutto spingono il Paese sempre più a destra. Questo è l'effetto vero della paura: prende sempre più forza l'idea di abbandonare la costituzione pacifista del Dopoguerra. E questo mi spaventa: più dei missili di Kim". Secondo Yoshiharu Fujiwara, giornalista del quotidiano più venduto in Giappone, lo Yomiuri Shinbun, sempre al Corriere della Sera si dimostra un po' più ottimista, se si può parlare di ottimismo in una regione che vive ormai da mesi l'incubo dell'Apocalisse nucleare: "Un po' ci siamo spaventati. Nel Tohoku (la regione settentrionale dell'Honshu, ndr) per precauzione sono stati fermati gli Shinkansen, i treni super veloci, e questo non accade spesso". I giapponesi sono stati colti di sorpresa: "Ci aspettavamo lanci in direzione di Guam, e dunque eventuali passaggi a Sud, magari su Hiroshima. Per questo erano state cancellate tutte le gite scolastiche sull'isola americana. Invece il missile ha percorso 2.700 chilometri ma a nord". Più che a Tokyo, però, spiega il giornalista che si è occupato per anni di Corea del Nord, il messaggio di Kim Jong-un è rivolto agli Stati Uniti: "Vuole dimostrare di non aver timore di Trump ma non credo che rischierebbe di colpire il Giappone volontariamente. Sa bene che la reazione sarebbe devastante per lui".

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