Tg3 anti-Silvio. Altro che Minzo
Alfano? "Quasi un ventriloquo" di Berlusconi. Se il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, in uno dei suoi tanto bistrattati editoriali, avesse definito così due leader del centrosinistra, sarebbe venuto giù il mondo democratico. Tutti a gridare alla parzialità, alla faziosità, all'inglorioso scivolone del telegiornale-ammiraglia della Rai. Ma per fortuna la svirgolata arriva sì dal telegiornale di una rete pubblica. Ma si tratta del Tg3, e allora va tutto bene perché tanto funziona così, istituzionalmente. Quel "quasi un ventriloquo" è uno dei tanti passaggi assai poco equilibrati di un servizio, a firma Mariella Venditti, andato in onda a poche ore dalla fiducia strappata alla Camera da Berlusconi, lo scorso venerdì 14 ottobre. Passi il sottolineare la sofferta affermazione parlamentare ("Cantava vittoria Berlusconi per quei 316 voti strappati, il 316 all'ultimo secondo, dopo una notte di estenuanti trattative"), passi sottolineare con malizia le trattative tra partiti ("Telefoni bollenti, sì è vero dall'una e dall'altra parte") o le gaffe del premier ("Sbaglia data sull'Aventino: 29 piuttosto che 24"). Ma la Venditti non si e ci risparmia ironie: "Berlusconi si giustifica per le nomine in CdM". Si giustifica, non le spiega. E poi il finale col botto: "Canta vittoria, Berlusconi, e quasi come un ventriloquo usa le stesse parole Alfano per dire che la maggioranza è forte". Critica accettabile, per carità. Ma c'è solo una differenza tra Minzolini e la Venditti: il primo firma un editoriale, condivisibile o meno ma "scoperto". La seconda un servizio di cronaca, che fino a prova contraria dovrebbe limitarsi a comunicare fatti, numeri, dichiarazioni. Tutte cose che valgono per il Tg1, non per il Tg3. E nessuno farà la morale.