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Centri storici, Molinari: "Ostaggio di insicurezza e degrado. Ora regole per le attività commerciali"

Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera dei deputati, è ospite di Parlamentari scatenati, la rubrica di Libero dedicata ai disegni di legge dei parlamentari. L’Onorevole, intervistato da Costanza Cavalli, ha presentato una proposta di legge per “l’istituzione e la disciplina delle zone del commercio nei centri storici”. La proposta disciplina un regime di autorizzazione per l’esercizio delle attività commerciali all’interno dei centri urbani: “Dopo le liberalizzazioni che si sono susseguite negli ultimi anni”, spiega Molinari, “ai Comuni è stata tolta la possibilità di organizzare l’offerta commerciale nei centri storici: sono così prosperate catene multinazionali e l’offerta è sempre più bassa. Non solo”, aggiunge il capogruppo, “le nostre città tendono a omologarsi, senza tener conto della storia, delle tradizioni, delle particolarità e del decoro”.

Il progetto di legge affida ai Comuni la predisposizione di un elenco di zone ubicate all’interno dei centri storici nelle quali l’insediamento, l’apertura, l’ampliamento di superficie, il mutamento di settore merceologico, il trasferimento di sede e il subingresso degli esercizi commerciali sono soggetti al rilascio di un’autorizzazione da parte dello sportello unico per le attività produttive. Inoltre, istituisce un fondo, con una dotazione di 300 milioni di euro, per la riqualificazione e il potenziamento delle attività commerciali all’interno dei comuni con popolazione inferiore 5mila abitanti.

Il commercio fa parte del tessuto urbano delle nostre città: svolge una funzione di presidio economico e occupazionale, ma anche sociale: “La nostra proposta va proprio nella direzione della riqualificazione dei centri”, dice il deputato, “Ad oggi infatti, le amministrazioni comunali non possono nulla verso i minimarket che vendono alcolici, per esempio. Noi proponiamo di reintrodurre le vecchie licenze”.

La desertificazione dei centri storici sta nei numeri: secondo l’ufficio studi di Confcommercio dal 2009 al 2019 hanno chiuso 200mila negozi di vicinato. Da qui, una riflessione anche sulla questione sicurezza: “Le attività commerciali rendono vive e più sicure le nostre città. Se i centri vengono abbandonati, come leggiamo nelle cronache, assistiamo sempre più a fenomeni di baby gang, microcriminalità, spaccio, degrado”.

A cura di Costanza Cavalli

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