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I verdi fermati a Milano: kefiah e cartello, lo "sfregio" ai pro-Israele

Alcuni episodi di contestazione si sono verificati durante il presidio contro l'antisemitismo organizzato dalle associazioni ebraiche in piazzale Cordusio, a Milano. La polizia è intervenuta in tre episodi identificando gli autori che sono stati allontanati.

"Ci hanno invitato e crediamo che comunque partecipare a tutte le piazze in cui si rivendica la lotta contro l'antisemitismo sia sacrosanto. La cosa più pericolosa è creare una divaricazione per cui c'è una piazza che si può definire contro l'antisemitismo e un'altra piazza che pur lottando per gli stessi ideali non è identificata come una piazza contro l'antisemitismo", ha commentato la consigliera comunale dei Verdi Francesca Cucchiara, fermata e identificata insieme al capogruppo del partito ecologista in consiglio comunale Tommaso Gorini.

"Perché siamo stati identificati dalla polizia? Bella domanda. Evidentemente non c'è più possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero in una piazza e abbiamo visto tante volte questi atteggiamenti di repressione nei confronti di che esprime pensieri antirazzisti, antifascisti. L'abbiamo visto alla Scala dove soltanto gridare 'viva l'Italia antifascista' ha portato una persona a essere identificata. In qualche modo qui è avvenuta la stessa cosa. Di fatto stiamo dicendo una cosa molto semplice, cioè che siamo contro le discriminazioni e che assolutamente bisogna impedire in ogni modo il genocidio a Gaza, che è quello che si sta manifestando adesso, che si sta compiendo adesso. E' una pulizia etnica e davanti a questo non possiamo assolutamente stare in silenzio".

In realtà, i due esponenti verdi sono stati contestati dai partecipanti al presidio organizzato dall'esponente di Azione Daniele Nahum, ex Pd, e a cui erano presenti i rappresentanti della comunità ebraica milanese, perché si sarebbero resi protagonisti di alcune provocazioni: l'essersi presentati con una kefiah, simbolo dell'Intifada e della lotta palestinese contro Israele, e un cartello in cui si denunciava, appunto, il "genocidio di Gaza". Punto di partenza irricevibile per un dibattito civile. 

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