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Università o lavoro? I giovani vogliono entrambi, ma la politica deve fare di più

Nel 2020 il tasso di disoccupazione fra le persone tra i 15 e i 24 anni si è attestato attorno al 33% contro una media europea del 12,5%. Ma la responsabilità è da attribuire all'offerta formativa degli atenei, ai giovani "bamboccioni" oppure al mondo del lavoro che non investe sulle giovani risorse e sul ricambio generazionale? La politica in che modo potrebbe intervenire? Rispondono i giovani. Secondo un primo intervistato "purtroppo in Italia è mancato il dialogo tra università e mondo del lavoro". "La politica", puntualizza, "dovrebbe creare un ponte tra questi due mondi e far sì che noi giovani non appena terminati gli studi possiamo trovare un lavoro il prima possibile". La scelta tra università e mondo del lavoro, per un altro ragazzo, è abbastanza ovvia: "L'università è formativa non solo per quanto riguarda la materia che si sceglie di studiare, ma anche per una formazione caratteriale e personale. Quindi è necessaria una laurea triennale per poi affrontare il mondo del lavoro nel modo migliore".  Per la terza ragazza intervistata "qualsiasi professione volessimo intraprendere, noi giovani oggi siamo chiamati a formarci sia dal punto di vista formativo universitario o di altro genere, sia dal punto di vista pratico attraverso tirocini o praticantati vari che ci permettono di inserirci nel mondo del lavoro prima come studenti poi come professionisti. Una volta entrati nel mondo del lavoro non dobbiamo mai smettere di formarci e affinché questo sia possibile è necessaria una stretta collaborazione tra mondo universitario e mondo del lavoro". L'ultima richiesta dei giovani interpellati è quella di un intervento fiscale della politica sulle aziende per far sì che i giovani vengano assunti altrimenti non ci sarà mai un ricambio generazionale.

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