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La transizione ecologica non è gratis. Ecco cosa succede alle nostre bollette

L'ambiente è importante. Non si discute. E l'Europa ci tiene al tal punto che sui 200 e rotti miliardi stanziati dal Recovery fund per l'Italia circa 60 sono destinati alla transizione ecologica. Il termine, neologismo diventato ormai imprescindibile in qualsiasi ragionamento sul futuro della società, è stato persino cristallizzato nella nuova denominazione del vecchio ministero dell'ambiente, che oggi si chiama appunto ministero della Transizione ecologica ed è guidato dall'ex manager di Leonardo, Roberto Cingolani. L'ambiente è importante, ma la sua difesa ha un costo. Un costo che non è solo quello quantificato dalle risorse del Piano di ripresa e resilienza, ma che incide ogni mese sulle nostre tasche. Qualche giorno fa l'Arera, l'autorità per l'energia, ha fissato i prezzi delle bollette per il prossimo trimestre. Ebbene, quelli della luce sono aumentati del 9,9%, quelli del gas del 15%. La stangata sarebbe stata ancora più dura se il governo non avesse stanziato 1,2 miliardi per compensare i cosiddetti oneri di sistema, sostanzialmente incentivi alle fonti rinnovabili, ma l'incremento è comunque impressionante. La colpa? Sicuramente delle materie prime, che negli ultimi mesi con la ripartenza dell'economia sono diventate sempre più care. Ma, come spiega l'Arera, dietro gli aumenti c'è anche lo zampino della transizione ecologica. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 sempre più ambiziosi fissati dalla Ue hanno fatto impennare il costo dei certificati verdi che le aziende, a partire da quelle che producono energia, devono acquistare per poter inquinare. Nell'arco di pochi mesi sono passati da 30 euro per tonnellata a 50 euro. Gli effetti sono quelli che vedremo nella prossima bolletta.

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