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Cucina italiana tra food marketing e influencer. Grandi (UniCatt): "Abbiamo il cibo migliore del mondo ma non sappiamo venderlo"

Costanza Cavalli intervista per Libero Tv Sebastiano Grandi , coordinatore della Laurea Magistrale in “Food Marketing e Strategie Commerciali” dell'Università Cattolica , e Federico Loffredo , Responsabile Marketing e Comunicazione Caffè Napoli . Parliamo di Food marketing : secondo un'indagine di Doxa per Groupon gli italiani escono a mangiare in media 5 volte al mese, spendono 21 euro a testa, prediligono pizza e cucina mediterranea. E, nella scelta del locale, si affidano al web, tra social network, motori di ricerca e recensioni. I consigli dei food blogger  sonoimportanti soprattutto per la fascia 18-35: più in generale i web influencer del settore culinario sono seguiti dal 52% degli intervistati. Quando conta oggi il food marketing? La “vecchia” pubblicità commerciale non convince più? I prodotti sono diventati troppi e distinguerli è diventato un mestiere? “Il marketing non è plagio delle menti”, dice Grandi, “marketing vuol dire fare mercato e bisogna distinguersi dagli altri. Per il settore food fare marketing è una priorità assoluta. Noi italiani abbiamo la cultura del prodotto ma non abbiamo la cultura del mercato: siamo famosi in tutto il mondo per la pizza, per la cucina, per il caffè.Eppure i più grandi ristoranti e produttori della cultura culinaria italiana sono americani perché noi non sappiamo parlare al mercato. Le aziende italiane hanno un alibi , siamo piccoli dicono ma non è più come in passato. Bisogna avere il coraggio di cambiare”. Come ha fatto Caffè Napoli a diventare un simbolo della pausa caffè in un mercato già saturo: “Abbiamo cercato di creare un'esperienza nuova partendo da un prodotto qualitativamente eccezionale", risponde Loffredo, "Abbiamo costruito l'esperienza della casa napoletana e questo ha permesso di osare al cliente non solo un caffè volante ma un'atmosfera che può fare la differenza”. “La relazione con le marche prescinde da prodotto, la qualità è un prerequisito”, dice Grandi, “la marca prende posizione nella vita delle persone e le accompagna, esattamente come facciamo con le persone”.

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