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Wonder Woman, un'eroina invincibile creata pensando a tante donne vere

«Se devi fermare un asteroide, chiami Superman. Se devi risolvere un mistero, chiami Batman. Se devi porre fine a una guerra, chiami Wonder Woman». Con queste poche parole la scrittrice di storie per fumetti Gail Simone descrive la sua eroina: Wonder Woman. A lei, che quest’anno compie 80 anni, è dedicata la mostra - la prima in assoluto in un museo e in Italia - aperta a Palazzo Morando a Milano «Wonder Woman. Il mito». Ideata per l’editoria nel 1941 dallo psicologo americano William Moulton Marston, con le prime illustrazioni di Harry G. Peter, Wonder Woman è in realtà caratterizzata dalle straordinarie donne che hanno ruotato attorno alla vita di Marston: la moglie Elisabeth, Alice Freeman Palmer (moglie del suo professore ad Harvard, attivista per l’istruzione e il suffragio femminile), Emmeline Pankhurst (che guidò il movimento delle suffraggette nel Regno Unito), Olive Byrne (nipote dell’infermiera Margaret Sanger attivista sostenitrice della contraccezione). Ecco allora spiegate le radici di Wonder Woman, indiscusso simbolo di verità, giustizia e uguaglianza, attraversando e superando confini geografici e decenni di storia. Un mito che non a caso affonda le sue origini nella classicità greco-romana: bella come Afrodite, saggia come Atena, più veloce di Hermes e più forte di Ercole, ma anche tenace come Atlante, potente come Zeus, audace come Achille, Wonder Woman incarna inoltre le migliori abilità fisiche e morali che la mitologia greco-romana ci continua a insegnare. Attorno a questi temi si costruisce il progetto espositivo curato da Alessia Marchi che Nicoletta Orlandi Posti, in questa nuova puntata di ART'è, ha intervistato.

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