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Tre donne, tre progetti, tre storie: all'Ica di Milano si indaga sul valore della memoria e dell'identità

Nicoletta Orlandi Posti , in nuova puntata di ART'è , ha visitato in anteprima le tre mostre che questa stagione espositiva 2022 della Fondazione Ica di Milano . Con lei il direttore di Ica, Alberto Salvatori . Il percorso prende il via al piano terra con White Noise , mostra personale di Olympia Scarry (1983): i suoi lavori scultorei sono posti in dialogo con l'opera video Breaking Into Trunks di Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla e con la composizione sonora Avaeken di Stephen O'Malley. Si prosegue con la mostra C'era l'acqua, ed io da sola , prima personale in Italia della pittrice francese di origini libanesi Christine Safa (1994): attraverso la propria arte l’artista cerca di riapproriarsi di una storia tramandata oralmente dai suoi genitori. Safa, infatti, integra le memorie familiari con assidue ricerche, innumerevoli letture di opere geopolitiche e viaggi per scoprire e capire il Libano che ama e vuole conoscere. La sala esterna accoglie invece il progetto The Other: A Familiar Story, ideato da Maria D. Rapicavoli (1976). La video installazione, seguendo le tracce di una storia vera, indaga temi delicati quali la violenza di genere, l’abuso domestico e il patriarcato, legati alla condizione di alienazione e invisibilità di chi emigra. Sono infatti narrate le vicissitudini di una donna siciliana che agli inizi del Novecento è costretta a lasciare la propria terra e i figli per seguire il marito, che è stato anche il suo stupratore, negli Stati Uniti.

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