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"L'Angelus" di Jean-Francois Millet, l'ossessione di Salvator Dalì: "In quel quadro c'è la morte", il dettaglio nascosto

A prima vista può essere definito un dipinto a tema religioso, ma osservando dal vero “L’Angelus” dipinto da Jean-François Millet si rimane sconvolti dal magnetismo che emana facendogli assumere le sembianze di un’opera enigmatica; quasi che tra le pennellate di Millet fosse custodito un mistero. Un mistero che in molti hanno cercato di decifrare. Come Salvator Dalì che ne fu letteralmente ossessionato. Impressionato dal gesto di un folle che nel 1932 arrivò a deturpare il quadro perché convinto che una voce fuoriuscisse da esso, Dalì scrisse un saggio dal titolo ”Il tragico mito dell’Angelus di Millet”. Ma non solo. L’artista non riusciva a capire perché l’uomo e la donna fossero così tristi. Ebbe un’intuizione: secondo lui il quadro nascondeva la piccola bara di un bambino. Alla fine, Dali chiese agli esperti del Louvre di studiare il dipinto con i raggi X. Effettivamente la radiografia mostrò la presenza di un parallelepipedo presumibilmente una bara successivamente coperta per essere sostituita dalla cesta di patate. Dali commentò la scoperta dicendo: “Ho sempre sentito la morte in questo dipinto”.

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