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Così Tiziano ha inventato la "donna moderna". La mostra a Milano

Il dibattito sulle questioni di genere ha origini lontane. Tra il 1404 e il 1405, Christine de Pizan, italiana naturalizzata francese, pubblicava La città delle dame dove affermava che la presupposta "inferiorità" femminile non fosse biologica ma il risultato di una prassi che voleva le donne volutamente lontane dall'istruzione, relegate al focolare, completamente isolate. Si avviò così una riflessione sulla natura della donna e sulla relazione dei sessi che ebbe ripercussioni nel pensiero religioso, politico, sociale e artistico e che contribuì a migliorare le condizioni di vita delle donne nel Cinquecento, portandole - almeno quelle appartenenti ai ceti elevati e che avevano accesso all'istruzione - a godere di un riconoscimento sociale. E questo soprattutto a Venezia. Tutto questo trova riscontro e documentazione nelle oltre cento opere esposte nella mostra a Palazzo Reale a Milano firmate da artisti del calibro di Tiziano, Giorgione, Lotto, Palma il Vecchio, Veronese e Tintoretto che raccontano di come il ruolo della donna abbia assunto nel Cinquecento un ruolo unico e una importanza quale non si era mai vista prima nella storia della pittura. «Tiziano ha ricreato la donna», puntualizza Sylvia Ferino-Pagden, curatrice della mostra "Tiziano e l'immagine della donna nel Cinquecento veneziano". «Che si trattasse di dipinti religiosi, di ritratti, di "belle donne" o di personaggi femminili della mitologia, Tiziano riuscì a conferirle un aspetto così vitale e luminoso, un tale spessore e un erotismo sempre così meravigliosamente sofisticato da assicurare fama eterna alla donna e a se stesso. Come nessun altro pittore del Cinquecento, questo grande veneziano riuscì ad infondere una tale intensità nella realtà da noi percepita che, osservando i suoi quadri, si ha l'impressione che l'abbia appena reinventata per noi».

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