Luigi Di Maio sceglie una diretta Facebook per fare il punto politico: dal capo grillino che invoca il voto della fantomatica piattaforma Rousseau per certificare l'ipotetico accordo di governo con la Lega non ci si può aspettare altro. E Giggino attacca, affermando che "il contratto è serio", dunque chiede altro tempo: "In Germania ci hanno messo sei mesi. Stiamo perdendo tempo? Ma come si può dire?". Dunque le solite frasi fatte: "L'establishment ci attacca perché non vuole il cambiamento"; "Più ci attaccano e più sono motivato"; "Se riusciamo a fare l'accordo sarà una bomba", e via discorrendo. Nel video, l'intervento di Di Maio su Facebook Ma uno dei passaggi più interessanti del monologo, è quello in cui - vecchio vizio grillino - Di Maio attacca la stampa: "Non c'è un solo giornale che non tifi per il fallimento dell'accordo. Non solo, non ce n'è uno che spenda per noi una buona parola". Parole pronunciate con enfasi, quelle di Di Maio: "Non uno", sottolinea. Parole dietro alle quali è semplice cogliere un riferimento anche al Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, il direttore al quale l'intesa giallo-verde non piace (e lo ha detto chiaro e tondo, più volte). E così, "tradito" dal suo principale sponsor, dall'ex (?) capo ultrà pentastellato, ovvero Travaglio, Di Maio si è tolto la soddisfazione di infilzarlo, pur senza nominarlo. Unico riferimento, quello al Financial Times, che oggi ha parlato di Di Maio e Matteo Salvini come "i nuovi barbari".