Letta ad Alfano: "Grande". Ma di chi parla?
Termina il più sorprendente e sofferto dei discorsi di Silvio Berlusconi in Senato. Dopo l'ultimo ripensamento accorda, pur "dopo molto travaglio", la fiducia al governo Letta. Un intervento breve, sofferto, inaspettato. Si siede. Scattano gli applausi dell'aula. Mentre abbandona Palazzo Madama, a Silvio sfugge una lacrima. Ma dentro all'aula chi gode più di tutti gli altri - lo testimonia il sorriso a 32 denti - è il premier riconfermato, Enrico Letta. Le telecamere indugiano su di lui. Il presidente del Consiglio si volta versoAngelino Alfano, il vice, seduto al suo fianco. Uno sguardo a Berlusconi, poi lo sguardo torna ad Angelino. Il labiale è chiaro: "Grande". C'è chi sostiene abbia detto "sei un grande". Oppure, terza e ultima ipotesi, "è un grande". Ma poco cambia. Tre frasi, infatti, ma due soltanto i significati possibilie. O Letta si riferisce a Berlusconi - affermando, con fare quasi un po' paternalista, che è un "grande" per il difficile ripensamento che ha permesso a lui e al governo di restare in sella - oppure si riferisce al vicepremier Angelino. Un "grande", Alfano: per una volta ha vinto la battaglia, quella più difficile, quella in cui ha sfidato apertamente il leader. Un Alfano che lo ha salvato, tanto da meritarsi, appunto, l'appellativo di "grande". Letta e Alfano, Angelino ed Enrico. La strana coppia, le nuove frontiere di un centro a trazione democristiana. Gli opposti (ma non così opposti) che si attraggono. Che lottano fianco a fianco. Che portano a casa il risultato, si stringono la mano e, infine, ammiccano. Secondo voi, con quel "grande", a chi si riferiva il premier? Vota il nostro sondaggio e facci sapere la tua opinione.