Limoni di Amalfi in "crisi", tra Covid e l'addio dei giovani
Roma, 24 lug. (askanews) - Profumatissimi, succosi, ricchi di vitamine, simbolo della Costiera Amalfitana e ingrediente principale del celebre Limoncello, i limoni di Amalfi rischiano però di restare senza produttori, schiacciati dalla concorrenza straniera e dalla mancanza di giovane manodopera locale; con il Covid-19 che ha fatto il resto.
Salvatore Aceto, 56 anni, limonificatore di sesta generazione, con il fratello Marco continua a coltivare la terra acquistata dal loro trisavolo nel 1825 seguendo le orme del padre. Ma l'azienda è in seria crisi: "Veniamo da tre tragedie: 21-22 dicembre una bomba d acqua, sono scesi i terrazzamenti, poi pochissimi limoni quest'anno per la fioritura bassa di maggio 2019, freddo e piovoso, e la ciliegina sulla torta con il covid".
I limoni non sono un bene di prima necessità e la chiusura di bar e ristoranti ha fatto il resto. Ma loro continuano con passione a coltivare con fatica sui ripidi terrazzamenti. "E' tutto verticale a terrazzamenti, lavoriamo sulle gambe sulle spalle, abbiamo i segni sulle spalle, qualcuno la chiama agricoltura eroica".
I giovani, spiega Salvatore, preferiscono lavorare nel turismo che costituisce il 95% del fatturato della Costiera amalfitana. Con i limoni si fatica e non ne vale la pena. Non si riesce a competere con paesi come Spagna, Uruguay, Turchia, Marocco, dove si coltiva in piano, è tutto meccanizzato e i costi inferiori. "Quando non ce la facciamo chiamiamo gli extracomunitari, ucraini, moldavi, rumeni, hanno sostituito gli italiani nell ultimo decennio, gli ucraini sono possenti, idonei a questo lavoro".
Dovrebbero alzare i prezzi dei limoni, ma non li comprerebbe nessuno. Per questo, dal 2013 hanno aperto le loro preziose terrazze: c'è un agriturismo dove i visitatori possono venire a passeggiare tra i limoni profumati, degustare e acquistare il liquore al limoncello fatto in casa. Ma non più di cento al giorno. Forse è questa dice, la chiave per sopravvivere.