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Donald Trump, nuovo successo diplomatico: negli Usa (con Canada e Messico) i Mondiali di calcio 2016

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Barack Obama ci aveva provato, scrivendo una lettera personale nel 2009 alla Fifa di Blatter, a sponsorizzare la scelta degli Stati Uniti come sede dei mondiali di calcio per il 2022. Fu una sconfitta, vinse il Qatar. Ora, invece, l'America di Trump e' riuscita ad assicurarsi la competizione che si terra' nel 2026. Il presidente ha garantito alla FIFA che gli USA daranno tutti i visti necessari ad entrare nel paese senza limitazioni, e dopo il voto ha twittato la sua soddisfazione: "Gli USA, con Messico e Canada, hanno appena avuto la Coppa del Mondo di calcio. Congratulazioni, e' stato un grande e duro lavoro!". Ad affiancare gli USA come co-ospiti ci saranno anche gli altri due stati del Nord America, il Canada e il Messico. Il terzetto di nazioni (che fanno parte del patto commerciale NAFTA, i cui termini contrattuali sono attualmente in discussione su richiesta degli Stati Uniti) avevano lanciato la sfida sotto la sigla United Bid (Richiesta Unitaria) e hanno battuto ieri a Mosca, nell'ultima votazione dei membri della FIFA (organismo di governo mondiale del calcio), la concorrenza del Marocco per 134 a 65. L'anti-trumpismo dell'ultimo periodo, sommato al diffuso anti-americanismo globale tradizionale, non ha insomma ribaltato il risultato della partita diplomatico-sportiva che riportera' la World Cup negli USA dopo 32 anni. L'ultima volta era stata nel 1994, quando gli azzurri di Sacchi, Baggio e Baresi persero 3-2 ai rigori la finale contro il Brasile. L'esito della votazione conclusiva era prevedibile, date le condizioni logistico-economiche garantite dall'United Bid, nettamente superiori a quelle date dal Marocco. USA e soci hanno promesso di generare 11 miliardi di dollari di profitti su 14 miliardi di fatturato, un bilancio che rappresentera' il record di sempre. Inoltre, a differenza delle edizioni in Sudafrica, Brasile, Russia e Qatar, la struttura di stadi e impianti potenziali e' praticamente quasi pronta, visto che 17 dei 23 stadi necessari (la partecipazione sara' di 48 squadre nel 2026) sono gia' a posto, e per i restanti sei si trattera' solo di fare ampliamenti o modifiche. Gli USA faranno la parte del leone nell'organizzazione, poiche' secondo la proposta presentata alla FIFA dai tre paesi 60 delle 80 partite saranno giocate negli Stati Uniti, 10 in Messico e 10 in Canada. E tra le 60 concordate per gli USA ci sono tutte le partite dai quarti di finale in poi. Gli americani devono ora tagliare la lista delle citta' potenziali, indicate nel bando di gara, da 17 a 10. Il Rose Bowl di Pasedena, in California (la citta' che ospito' la sfortunata – per noi – finale del 1994) e' lo stadio favorito per la gara di apertura; il Mercedes-Benz Stadium (Atlanta, in Georgia) e l' AT&T Stadium (Arlington, in Texas) avranno le semifinali; il MetLife Stadium (East Rutherford, nel New Jersey ma a soli 10 kilometri da New York) sara' la sede della finale. Le altre citta' americane che sono in lizza per essere scelte sono Baltimora, Boston (Foxborough), Cincinnati, Denver, Houston, Kansas City, Miami, Nashville, Orlando, Philadelphia, San Francisco-Santa Clara, Seattle e Washington (D.C). Le favorite, tra queste, sono Washington (D.C.), Boston, San Francisco, Philadelphia, Miami, Seattle e Houston. Le altre due nazioni partner di United Bid hanno proposto tre citta' ognuna: il Canada Toronto, Montreal ed Edmonton; il Messico Mexico City, Guadalajara e Monterrey. A tutti e tre i paesi nordamericani sara' assicurato l'accesso alla World Cup delle rispettive nazionali, come d'uso senza passare per le eliminatorie. Mentre Usa e Messico hanno partecipato in passato a molte edizioni della World Cup, per il Canada, se non entrera' prima nella lista ancora aperta del 2022 in Qatar, sara' solo la seconda volta dopo il 1986. di Glauco Maggi

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