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La "patata bollente" fa sbroccare Grillo: così lancia la guerra a Libero, Feltri e Senaldi

Giulio Bucchi
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No, a Beppe Grillo non è piaciuto il titolo di prima pagina di Libero. "Patata bollente", riferito a Virginia Raggi, ha scatenato la reazione scomposta del leader del Movimento 5 Stelle che dal suo blog ha invitato alla gogna pubblica, come da triste usanza. "L'informazione italiana", con foto-combo della prima del nostro quotidiano e i volti dei due direttori, Vittorio Feltri e Pietro Senaldi, con "caldo invito" a scrivere loro via Twitter. Ovviamente, pronta la pioggia di insulti per un pacato confronto su giornalismo e affini. La più classica delle shitstorm social, con tanto di hashtag gentilmente dedicato, #Libero. Tra le prime personalità istituzionali a partecipare si segnalano, ovviamente, Luigi Di Maio, la presidenta della Camera Laura Boldrini e il dem Matteo Orfini. L'ex marito della sindaca, Andrea Severini, va giù duro: "Poi ci domandiamo perché siamo una società maschilista e sessista, vergognatevi pezzenti".  Nel suo editoriale Feltri spiegava anche con ironia come la vicenda politico-privata della sindaca grillina di Roma, persa tra inchieste giudiziarie e gossip sui presunti flirt in Campidoglio con i suoi assistenti, gli ricordi da vicino quella ben nota e assai più strombazzata di Silvio Berlusconi e le Olgettine, vicenda che per inciso è costata parecchio al Cav in termini di voti e reputazione. "Intendiamoci - scrive il direttore - personalmente non condanno i peccati della carne e neppure quelli del pesce. Il moralismo non è il mio forte. Pertanto mi limito a sottolineare che le debolezze accertate del Cavaliere meritano la medesima considerazione di quelle supposte della sindaca. Le valutiamo con lo stesso metro di giudizio: l'erotismo è legittimo ed è materia su cui non vale la pena di indagare". Più che di merito, dunque, un problema di par condicio. "Non ho titolo per chiedere le dimissioni della Raggi, ma i suoi mentori cessino di adorarla come una regina", è l'invito di Feltri, che poi profetizza: "Con la presente preghiera mi sarò guadagnato spero l'iscrizione nella lista di proscrizione che Di Maio ha compilato includendovi i giornalisti sgraditi e rei di aver canzonato i santi pentastellati". Giusto, anzi sbagliato: si è mosso Grillo in persona.

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