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Il Parlamento sta zittosulle magagne del ministro Passera

Solo Storace e l'Idv chiedono le dimissioni del super tecnico di Monti

Nicoletta Orlandi Posti
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  La notizia dell'indagine aperta sul ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera per reati fiscali (risalente al   2006-2007 quando ricopriva l'incarico di Ad di Intesa San Paolo) anticipata dalla Stampa e non smentita dalla procura di Biella non sembra aver sconvolto più di tanto i partiti dell'attuale maggioranza. Nessun commento, nessuna richiesta di spiegazioni, nessuna richiesta di dimissioni. Ad eccezione del leader della Destra Francesco Storace e di Antonio Borghesi dell'Idv Libero ha dedicato alla notizia l'apertura del giornale ricordando che per un fatto analogo, due mesi fa, si era dimesso il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Zoppini. Sono rimasti in silenzio la Lega, il Pdl, il Pd e l'Udc. Eppure i reati contestati al superministro di Mario Monti sono pesanti, tanto quanto quelli di Zoppini: "dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e dichiarazione infedele" che equivalgono a pene da un anno e sei mesi per il primo e da uno a tre anni per il secondo. A Passera, ex amministratore delegato di Intesa San Paolo, vengono contestate operazioni di "arbitraggio fiscale internazionale" dalla controllata del gruppo milanese Biverbanca Secondo i magistrati deve rispondere in quanto rappresentatne firmatario della dichiarazione fiscale del 2006. Ovviamente lui si difende: se fosse vero un accertamento in corso "sarebbe del tutto normale per chi ricopre incarichi di questo livello". In ogni caso, il ministro si dice "assolutamente sereno". Fatto sta che su Twitter Storace scrive: "Caro ministro Passera, ora che lei è indagato per frode fiscale, si dimetterà come feci io sei anni orsono? 0 non vale per i tecnici?”. Il leader de La Destra ricorda che lui si dimise da ministro della Salute quando venne coinvolto nell'inchiesta sul Laziogate, per la quale di recente l'accusa ha chiesto l'assoluzione. Il presidente del gruppo Idv alla Camera Antonio Borghesi pretende che il ministro "chiarisca in Parlamento in modo convincente la sua posizione in modo tale che possa essere ragionevolmente esclusa una responsabilità diretta nella vicenda. In caso contrario le sue dimissioni sono inevitabili".  Per il resto il Parlamento tace.  

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