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Imu, è caos: cambia in nove Comuni su dieci

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Nicoletta Orlandi Posti
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Da ieri, in attesa della local tax promessa da Matteo Renzi che dovrebbe unificare tutti i tributi territoriali, si è aperta ufficialmente la terza via crucis legata alla nuova Iuc. Dopo Tasi e Tari, è infatti arrivato il turno dell'Imu. Lo scenario, raccontato da Sandro Iacometti su Libero in edicola oggi 30 ottobre 2014, è kafkiano con altre 7.300 delibere comunali che complicano ulteriormente la vita ai contribuenti. La conseguenza, spiega Iacometti, sarà più burocratica che sostanziale visto che la maggior parte dei comuni ha confermato l'aliquota massima già fissata lo scorso anno. In pochi casi, dov'era possibile farlo, l'asticella si è alzata. In altri, sempre molto rari, l'aliquota è addirittura scesa. Ma si tratta di un'impietosa illusione. Quasi sempre, infatti, il decremento è più che compensato dall'aggiunta della Tasi, che insieme all'Imu può far schizzare l'aliquota fino ad un massimo dell'11,4 per mille (compresa la maggiorazione dello 0,8 per mille destinata alle agevolazione). L'entità complessiva del salasso, insomma, non cambia di molto. Ma i sindaci hanno voluto comunque apportare piccole modifiche ai regolamenti, inserire nuove agevolazioni o specifiche deroghe, moltiplicare le aliquote per le varie tipologie catastali, distinguere gli immobili per categorie produttive. Il risultato è che cittadini e professionisti dovranno rimettersi a spulciare ogni singola delibera e districarsi nella nuova giungla di regole per ricalcolare l'imposta da versare. Altri soldi e tempo buttati per il capriccio degli amministratori. Leggi l'articolo completo di Sandro Iacometti su Libero in edicola oggi 30 ottobre 2014  o acquista qui una copia digitale

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