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Mister Csi, il trader che con la crisi cinese ha fatto 35 milioni in sei giorni

Matteo Legnani
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Orso o Toro, poco importa. Sappiate, banchieri che vi state riunendo a Jackson Hole, terra di bisonti, e che «Csi», grande cacciatore di Borsa, è di nuovo in caccia, carico di nuovi trofei. Dal 12 al 18 agosto, Csi - nome d' arte di un daily trader di Tokyo non nuovo alle grandi imprese - sui listini ha accumulato la bellezza di 35 milioni di dollari grazie a una lunga serie di operazioni di vario genere. Grazie al ribasso sul Nikkei, l' indice della orsa nipponica, e al ribasso su Wall Street nella giusta previsione che la paura innescata dalle perdite dei listini in Asia avrebbe contagiato anche l' America. Poi quando la paura si è trasformata in panico, al punto che sui mercati si vendevano protezioni contro un ribasso del 40%, Csi ha cambiato rotta comprando contratti al rialzo un po' su tutto. Il risultato? A operazioni chiuse, ha guadagnato 13 milioni a Tokyo, saliti poi a 27 grazie alle vendite a Wall Street. Infine, ciliegina sulla torta, grazie alla ripresa del Toro sui listini, è riuscito a guadagnare 35 milioni tondi tondi. Senza uscir di casa. O quasi. Già perché guadagni di questa entità meritano una grande festa di piazza. Csi è un giovanotto giapponese di 34 anni che vanta 40mila follower su Twitter (indirizzo https://twitter. com /cissan-9984, ma non provateci se non parlate giapponese) che non nasconde la sua vanità. «Quando mi va alla grande» racconta davanti al taccuino dei cronisti di Bloomberg, «mi piace raccontarlo. Altrimenti, quando va buca, preferisco stare zitto». Csi, già noto come l' uomo che muove 18 miliardi di yen (corrisponde a circa l' 1,5% dei volumi totali del Nikkei), sa anche perdere: la crisi greca, infatti, gli è costata, ben 6 milioni di dollari. Molto, ma niente di irreparabile per un patito delle Borse che in pochi anni di attività ha saputo accumulare un patrimonio che ammonta a 150 milioni di dollari, una base finanziaria che gli permette di metter sul piatto dei mercati scommesse a leva che valgono miliardi. E riesce a fare tutto questo con la stessa freddezza con cui, tanto per tenersi in allenamento, gioca a poker con gli amici in un bar di Tokyo, il palcoscenico giusto per spiegare al mondo i suoi metodi di battaglia. Per la verità, niente di speciale. Csi infatti non presta attenzione alle notizie finanziarie. Domani, quando l' esercito di trader e di operatori finanziari si affaccerà sul mercato cercando di interpretare gli umori della Fed sui tassi rilanciati dalle agenzie di tutto il mondo, Lui, invece, si limiterà ad annusare gli umori che filtrano dagli ordini dei computer. Sarà una giornata di emozioni, forse di entusiasmo se prevarrà la tesi che di rialzo del costo del denaro non se ne parlerà fino a dicembre. O una giornata di paura, se tornerà a regnare l' incertezza, o addirittura il timore. «Meglio così» afferma Csi, «perché io do il meglio di me quando sui mercati regna il panico». E così quando l' adrenalina scorre sui terminali, Csi scende in campo con i fondamentali dell' analisi tecnica che, in sintesi, si possono riassumere così: vende quando il mercato vende, compra quando tutti comprano. L' abilità consiste nel saper sfruttare la corrente e deviare la rotta quando i «mulinelli» lasciano intuire improvvise correzioni. Ci vuole orecchio, insomma, più che competenza finanziaria. E non guasta «l' amicizia» di decine di migliaia di scalpers (speculatori), per lo più giapponesi, pronti a seguire e ad amplificare le sue mosse. Ora Csi è in attesa di celebrare il prossimo trionfo con una bottiglia di Romanée Conti vendemmia 2003 che a Tokyo vale la bellezza di 1.600 dollari: è il trofeo che si concede, tra una lotta finanziaria e l' altra. A fine weekend, «il samurai del Nikkei» è pronto a riaccendere i terminali e a dar di nuovo battaglia. Gli operatori, dopo tanti stress, stanno sulla difensiva, inattesa di capire se è arrivata l' ora di tirare i remi in barca o, invece, di sfruttare il rimbalzo. «Tanta incertezza può sconfinare in paura» spera Csi. La caccia sta per ripartire: ci sono più scalpi sui mercati che bisonti nelle prati di Jackson Hole. di Ugo Bertone

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