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I pensionati più poveri della storia. Boeri, la maledizione per giovani e mamme

Giovanni Ruggiero
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I trentenni di oggi farebbero meglio a pianificare lunghe cure vitaminiche e antiossidanti per i prossimi 40 anni perché li passeranno a lavoare e alla fine potrebbero anche un assegno insignificante se riusciranno ad andare in pensione. La mazzata per i nati nella prima metà degli anni Ottanta arriva dal presidente dell'Inps Tito Boeri durante il convegno "Pensioni e povertà oggi e domani", due elementi che i trentenni dovranno abituarsi a conciliare con arte. L'occasione doveva servire per presentare i dati dell'Ocse sull'Italia, secondo i quali con il sistema contributivo ci potrà essere un risparmio sulla spesa pubblica del 2%. Ma alla buona notizia, si accompagna l'allarme di Boeri, secondo il quale: "i programmi di contenimento della spesa devono preoccuparsi prima di tutti del fatto che sotto le curve ci sono le persone, e che quindi le persone devono ricevere un reddito mimino. Questo - ha detto - spesso non viene fatto". Gli over 65 - Uno dei dati di fatto evidenziati da Boeri sta nel modo in cui i pensionati sono riusciti a sopportare la crisi: "Chi ha più di 65 anni - ha chiarito - ha retto meglio alla crisi di chi ha un'età inferiore". Il motivo è presto trovato nel fatto che in molti sono riusciti da andare in pensione prima dei 60 anni e quindi non hanno subito decurtazioni, oltre che: "contano molto gli altri redditi che percepiscono - ha aggiunto - e contano molto anche quelli della famiglia di appartenenza". La condanna - Il problema più grave attanaglia i giovani, visto che il reddito di una carriera tipica reale in genere subisce un calo temporaneo significativo nei primi anni, quando si passa dai lavori temporanei ai lavori più stabili. Il calcolo è presto fatto, secondo Boeri, che stima come tra i trentenni di oggi nel 2050: "nell'ipotesi di un tasso di crescita del Pil dell'1%, molti dovranno lavorare anche fino a 75 anni, per andare in pensione". Pessime notizie anche per il peso dell'assegno mensile, stimato per il valore medio dagli attuali 1.703 euro ai 1.593. Anzi considerando che i giovani di oggi percepiranno per meno tempo la loro pensione, pur augurandoci tutti una vita più lunga dei nostri genitori, il confronto sull'assegno medio si fa più impietoso, considerando che i giovani intascheranno un quarto in meno dei loro genitori. Maternità - Lo scenario si fa da incubo per le giovani donne che progettano di avere figli. Alle interruzioni legate ai contratti precari, si aggiungono, poi, per le donne, le interruzioni legate alla gravidanza "alla quale - denuncia Boeri - spesso si associa anche un cambio di lavoro". Questo comporta, secondo il presidente dell'Inps, che se le donne tra i trenta e i quaranta anni decidessero tutte di avere un figlio, una su tre si dovrebbe accontentare nel 2050 di una pensione di 750 euro. @juan_r

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