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Vivendi con Mediaset per stoppare Sky: la voce impazzita, terremoto in Borsa

Giulio Bucchi
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Fusione e - un po' - confusione. La borsa ci crede. Molto. Un balzo di più di 5 punti (3,4%) di Mediaset sull'indice Ftse Mib certifica la benedizione dei mercati sull'indiscrezione filtrata nelle redazioni, specie in quella del Corriere della sera: avanza la possibile intesa tra Vivendi e Mediaset Premium. Vincent Bolloré potrebbe rilevare la società di pay tv di Cologno per un prezzo simile a quello riconosciuto dal socio Telefonica, 900 milioni di euro. L'ipotesi è suggestiva e circola impazzita. Certo, Mediaset, prudentemente, dichiara che sul tema «non ci sono fatti nuovi, nessuna trattativa in corso, confermiamo gli ottimi rapporti con Bollorè». Certo, è solido anche il sospetto che nel giorno della presentazione dei conti annuali (con la tv che in Francia non registra, diciamo, risultati eccelsi, utili in calo del 60%) Vivendi abbia voluto rilanciare il rumor di un accordo benedetto dal mercato. Per le fusioni il mercato va in brodo di giuggiole; quando qualche mese fa si parlò di 1 miliardo offerto da Sky per Premium Mediaset, la fusione impossibile tra squali e cavalieri, gli analisti sorrisero per un giorno intero. Anche in questo momento, in effetti, con la Borsa italiana che ha perso l'1,19, Mediaset, ieri era in assoluta controtendenza: praticamente volava. E, nonostante le smentite, da Cologno - Fedele Confalonieri lo sussurra spesso - comunque si sogna la fusione immaginifica con Vivendi. Al punto -sussurrano invece da Vivendi- che l'offerta francese pare ci sia già stata, ma non è stata ritenuta all'altezza. I francesi non nascondono neanche più di tanto i loro piani: il ceo del gruppo, Arnaud de Puyfontaine, ha sottolineato come «la presenza nel capitale di Telecom Italia rappresenta per Vivendi un modo per essere un attore nel mercato italiano ed eventualmente prendere parte a ogni possibile consolidamento del settore dei media». Tradotto: tutto si può fare. Vivendi, nel Risiko delle tlc, può essere alleato prezioso per il Biscione. La società transalpina non solo controlla Canal Plus, ma è soprattutto il primo socio di Telecom Italia col 21% circa; ed è assai legittimo, quindi, il progetto di una megasinergia che porti alla «prima media company in Europa». Cioè: Bollorè e Piersilvio B. fortissimamente uniti per la creazione di un granitico polo di pay tv che si scontrerebbe, lancia in resta, con la nuova struttura Sky «con azionista americano, centro di comando a Londra e falangi operative in Germania, Austria e Italia». La storia della partnership di respiro europeo tra due amici di vecchia data è -ha ragione il Confa- di difficile realizzazione in Italia, patria di un antitrust tignoso. Ma potrebbe avere buone possibilità se si ragionasse in termini continentali. Senza considerare che, da tempo ormai, nei piani di Silvio Berlusconi c'è una tendenza all'internazionalizzazione del gruppo - e della famiglia -, magari con sorprendenti fusioni in società inattaccabili a prova di scalata -e di attacco politico-. Non è un caso che Ennio Doris, da sempre sodale della famiglia Berlusconi dichiari: «In questo momento di continui cambiamenti, non ci si deve meravigliare che due gruppi decidano di mettersi insieme per avere più forza e più ricavi. Bolloré e Berlusconi hanno sempre avuto rapporti molto positivi Bolloré è un grande imprenditore e crede molto nell'Italia». Gli analisti incassano la blanda smentita di Cologno, ma considerano che il valore degli asset tv nei prossimi mesi potrebbe aumentare in modo abnorme. Sarà quello il momento in cui scatterà l'operazione... di Francesco Specchia

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