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Jihad, dopo la decapitazione di Foley e Sotloff è caccia agli occidentali: paura per le italiane rapite in Siria

Giulio Bucchi
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Anche Steven Sotloff, giornalista prigioniero assieme a James Foley, è stato decapitato. «Obama, sono tornato», si è presentato il suo assassino nel video da 2 minuti e 46 secondi, intitolato «un secondo messaggio all'America» e reso noto nel tardo pomeriggio di ieri. È completamente bardato di nero, ma, rivendicazione a parte, ha parlato con lo stesso accento inglese che dopo la decapitazione di James Foley lo aveva fatto indentificare con Abdel Mayed Abdel Bary, alias Jihadi John, alias L.Jinny, alias Lyricist Jinny, alias Il soldato di Allah, alias Abu Kalashnikov, alias Terrorist: nato in Egitto, portato a Londra da ragazzino, figlio di un terrorista di al-Qaida, ex-rapper, adesso truce terrorista e decapitatore. «Sono tornato per la tua arrogante politica estera contro l'Isis», ha continuato. «Come i tuoi missili continuano a colpire il nostro popolo, i nostri coltelli continuano ad abbattersi sul collo della tua gente». L'ultima vittima - Inginocchiato davanti a lui come Foley e nello stesso vestito arancione richiamante le uniformi dei detenuti di Guantánamo, era appunto Steven Joel Sotloff. Nato a Miami l'11 maggio 1983, proveniente da una famiglia ebraica sopravvissuta all'Olocausto, nel 2004 si era laureato in giornalismo alla University of Central Florida, e poi come free lance aveva iniziato a fare corrispondenze che era state pubblicate su una varietà di testate: The National Interest, Media Line, Foreign Policy, Cnn, Fox News. Specializzatosi in Medio Oriente e affascinato dalla civiltà islamica e dalla lingua araba, che parlava perfettamente, era stato in Egitto, Turchia, Libia e Bahrein, oltre che in Siria. Ma il 4 agosto del 2013 era stato sequestrato a Aleppo poco dopo aver attraversato il confine tra Turchia e Siria. Sembra che abbia commesso l'errore di scegliersi una guida la cui identità era stata bruciata con i rapitori da un altro reporter straniero senza esperienza. L'Isis lo aveva tenuto da allora prigioniero a ar-Raqqah, e lo scorso 19 agosto era stato appunto mostrato nell'altro video "Un messaggio all'America", subito dopo la decapitazione di Foley. E l'avvertimento era stato che il suo destino sarebbe stato deciso dalla "prossima mossa" di Obama. Il presidente Usa ha risposto dando ordine all'aviazione di agire contro l'Isis, in appoggio alle varie forze di terra che lo stavano combattendo. In particolare 14 missili sono piovuti sugli humvee dell'Isis presso la diga di Mosul, che è stata infatti ripresa dai peshmerga curdi. Un altro grave rovescio per l'Isis è stata la liberazione di Amerli, località a popolazione turkmena che dopo 74 giorni di assedio è stata raggiunta dalle milizie sciite. Paura per le due italiane - I genitori di Sotloff avevano allora aperto una petizione on line rivolta al presidente, e la madre Shirley, insegnante nell'asilo di una sinagoga, aveva risposto con un accorato appello a sua volta diffuso con un video. «Come madre, chiedo alla vostra giustizia di essere misericordiosa e di non punire mio figlio per materie su cui non ha il controllo». «Chiedo alla vostra autorità di risparmiare la sua vita e di seguire l'esempio stabilito dal Profeta Maometto, che proteggeva la Gente del Libro», come nel Corano sono chiamati cristiani, ebrei e zoroastriani.Parole al vento: per l'ebreo Sotloff l'Isis non ha avuto più riguardi che per il cattolico Foley. «Sono sicuro che voi sapete esattamente chi io sia e perché sto apparendo», ha detto Sotloff dopo che Jihadi John ha finito il suo discorso. «Obama, la tua politica estera di intervento in Iraq avrebbe dovuto essere per la salvaguardia di vite e interessi Americani, e allora perché sto pagando il prezzo della tua interferenza con la mia vita?». È seguita l'uccisione. E la minaccia è ora di far fare la stessa fine anche al britannico David Cawthorne Haines: stavolta non un giornalista ma un manager, che è stato a sua volta mostrato nel video. Ma c'è il timore che l'Isis abbia nelle due mani anche altri due ostaggi statunitensi, compresa una donna: una volontaria che è stata rapita in Siria. E, ovviamente, c'è timore per le due cooperanti italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, anche loro sequestrate lo scorso 31 luglio ad Aleppo: non è certo che siano in mano all'Isis, ma si sa che da quelle parti i rapiti sono oggetto di compravendita.

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