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Gli affari segreti della Regina: hai capito dove tiene i soldi? Beccata ai tropici

Giovanni Ruggiero
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La regina d' Inghilterra. Poi Bono Vox, Madonna, un ministro di Donald Trump, il co-fondatore della Microsoft, l' ex direttore della Cia, il finanziere George Soros e decine di politici e imprenditori di tutto il mondo. È la nuova lista dei personaggi illustri che hanno investito in società off shore. Un elenco di ricconi planetari scoperchiato da una grande leak, una gigantesca fuga di notizie, resa possibile dal reperimento di montagne di file ottenuti dal giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, che li ha condivisi con l' International Consortium of Investigative Journalists (Icij). Documenti studiati e analizzati da più di 380 giornalisti, attivi in 67 paesi e 96 media di tutto il mondo (per l' Italia il settimanale L' Espresso insieme con Report di Rai3). Un primo assaggio si era già avuto nel 2015 con i Panama Papers, adesso la nuova lista è quella dei Paradise Papers e contiene dettagli ancora più succulenti: 13,4 milioni di file su soldi portati all' estero che, scrive la Bbc, vedono coinvolti nomi al di sopra di ogni sospetto come la regina Elisabetta II. Eppure, secondo l' inchiesta, Sua Maestà avrebbe investito 10 milioni di sterline in un fondo alle isole Cayman che garantisce l' anonimato e non prevede il pagamento di tasse. Alla regina Elisabetta fa capo, ufficialmente, il Ducato di Lancaster, immobiliare privata che gestisce beni della corona britannica, almeno 500 milioni di sterline. Finora si sapeva che quella società aveva fatto investimenti in edifici commerciali del sud dell' Inghilterra, ma si ignorava che avesse immesso fondi in società offshore. Dai documenti riservati dello studio Appleby (fondato nelle Bermuda) ora risulta che l' immobiliare Ducato di Lancaster ha investito 7,5 milioni e mezzo di dollari in un fondo alle Cayman, chiamato "Dover street VI Cayman Fund LP" e specializzato nell' acquisto di quote di società farmaceutiche e tecnologiche, come un' azienda che registra le impronte digitali per i cellulari. La Bbc sottolinea come non ci sia nulla di illegale nell' investimento e che non sia stato trovato alcun elemento che lasci intendere che Elisabetta II non paghi le tasse. Anzi la stessa sovrana, scrive il Guardian, ha fatto sapere che paga comunque le tasse. Restano però le legittime domande sul perché la consorte di Filippo dovrebbe investire in paradisi fiscali protetti dall' anonimato. C' è anche un' altra regina nella lista dei Panama Paradise. Si tratta di Noor di Giordania indicata come beneficiaria di due trust, collocati nell' isola di Jersey. Contattata dal consorzio Icij, Noor ha precisato che si tratta di «lasciti destinati a lei e ai figli» dal defunto re Hussein. E che «sono stati sempre amministrati in base alle regole e ai più elevati standard etici e legali». Tra le stelle dello spettacolo, figurano due celebrità. Madonna possiede indirettamente azioni in una società di forniture mediche. Bono, al secolo Paul Hewson, detiene quote di una società registrata a Malta che ha investito in un centro commerciale in Lituania. Società chiusa nel 2015, secondo una sua portavoce, che ha puntualizzato: il leader degli U2 era «un investitore di minoranza passivo». Tra i big dell' industria spicca Paul Allen, co-fondatore di Microsoft. I file di Appleby segnalano i suoi investimenti attraverso società offshore in un mega-yacht e alcuni sottomarini. Anche il re dei fondi d' investimento, George Soros, grande finanziatore dei democratici americani, è presente negli elenchi. Le sue strutture di private equity ricorrono a una rete di offshore per operare nel campo delle riassicurazioni (maxi-polizze per altre compagnie assicurative). Folta anche la rappresentanza dei politici americani. Tra i repubblicani spicca Wilbur Ross , attuale segretario al Commercio del presidente Trump. Da quanto emerge dai Paradise Papers, Ross trae profitto dai legami d' affari con il cerchio magico del presidente russo Vladimir Putin: risulta infatti titolare di partecipazioni in un' azienda di trasporti tra i cui proprietari compaiono il genero di Putin e un altro magnate russo. Ross avrebbe mantenuto le sue quote nell' azienda di trasporti Navigator Holdings Ltd, una società offshore creata nelle isole Marshall nell' Oceano Pacifico, di cui è stato anche presidente. Tra i democratici emerge Wesley Clark, generale pluridecorato dell' esercito Usa, già in corsa per le elezioni presidenziali del 2004. Per il Canada fa scalpore il nome di Stephen Bronfman, consulente e amico stretto del primo ministro Justin Trudeau. Per Oxfam, Ong che lotta per la riduzione della povertà globale, «se i governi volessero davvero arginare l' infinita serie di scandali fiscali potrebbero farlo. Ad esempio creando una blacklist a livello globale per porre fine ai paradisi fiscali, corredata da forti misure difensive e sanzionatorie ». di Brunella Bolloli

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