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Nube radioattiva sull'Europa, partita da un deposito russo di combustibile nucleare

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Matteo Legnani
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E' un romanzo a puntate dai contorni misteriosi, quello della nube radioattiva che tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre ha attraversato quasi per intero l'Europa, interessando anche le regioni dell'Italia settentrionale: Friuli, Veneto, Trentino, Lombardia e Piemonte. La nube conteneva concentrazioni anomale di una sostanza radioattiva, il reutenio-106. Il 9 novembre scorso le autorità francesi, di fronte al silenzio delle autorità russe, avevano identificato la fonte della contaminazione in un punto compreso tra il Volga e gli Urali. E solo ieri Mosca ha confermato concentrazioni anomale di reutenio-106 in diverse zone del Paese, con la presenza più elevata dell'elemento radioattivo (986 volte superiore alla radiazione naturale di fondo) registrata dalla stazione meteorologica di Argayash, un villaggio della regione di Chelyabinsk a una trentina di chilometri dal sito nucleare di Mayak, negli Urali Meridionali. Mayak, che in russo significa "faro", dal 1949 e per i successivi 40 anni fu il luogo in cui venne prodotta la gran parte del plutonio utilizzato per le armi nucleari sovietiche e nel 1957 è stato il teatro del più grave incidente nucleare della storia, quando un deposito di rifiuti radioattivi esplose rilasciando plutonio su un'area di 23mila chilometri quadrati nella quale i livelli di radioattività risultarono addirittura doppi rispetto a quelli del successivo incidente di Chernobyl del 1986. L'impianto oggi è utilizzato come sito di riprocessamento del combustibile esaurito. 

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