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Corea del Nord, Edward Luttwak estremo: "Bombardare subito, anche se Kim Jong-un può fare una strage"

Andrea Tempestini
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"È ora di bombardare la Corea del Nord". Parola del politologo Edward Luttwak, che sul destino da riservare a Kim Jong-un e al regime comunista non ha dubbi. La sua ricetta guerrafondaia viene snocciolata in un articolo pubblicato su Foreign Policy, dove premette: "Nonostante i recenti colloqui con il Sud, Pyongyang continuerà ad avanzare nel suo obiettivo di ottenere un arsenale nucleare, avendo già testato l'atomica nell'ottobre 2006, nel maggio 2009, nel febbraio 2013, nel gennaio 2016, nel settembre 2016 e nel settembre 2017". Dunque, senza troppi giri di parole, Luttwak passa alla conclusione: "Ognuno di questi test sarebbe stato per gli Usa un'eccellente occasione per fare ciò che Israele fece in Iraq nel 1981 e in Siria nel 2007: effettuare raid con bombe convenzionali per negare il possesso dell'atomica a quei regimi che non dovrebbero nemmeno avere armi convenzionali. Fortunatamente c'è ancora tempo per lanciare un attacco di questo tipo". Leggi anche: Corea del Nord, il tragico errore dell'intelligence Usa Secondo il politologo, non bisogna credere a Pyongyang e non bisogna assolutamente contare nei progressi per quel che riguarda i colloqui tra Corea del Nord e Corea del Sud. Per Luttwak, Seul concederà ingenti prestiti a Pyongyang, rendendo così inefficaci le sanzioni imposte da Usa e Onu: Seul, insomma, come minaccia per l'Occidente, seppur indiretta. E ancora, sempre secondo il politologo, il regime continuerà con il suo programma atomico: dunque meglio attaccare prima che sia troppo tardi. "I motivi per non attaccare non sono sufficienti", sottolinea per poi passare in rassegna - e confutare - le tesi di chi è contrario all'attacco. Che sono quattro: la prima, il regime ha già a disposizione testate miniaturizzate montate su missili balistici con cui contrattaccare; la seconda, una rappresaglia immediata con l'artiglieria convenzionale dal confine potrebbe fare una strage a Seul; la terza, un attacco lampo rischia di non colpire tutti i bersagli; la quarta, la Corea del Nord è protetta dalla Cina, che potrebbe avere una dura reazione all'attacco. Luttwak, pur riconoscendo la fondatezza delle quattro argomentazioni, sottolinea che nessuna di queste è sufficiente per non premere il dito sul metaforico grilletto e attaccare la Corea del Nord. Secondo l'analista, l'obiettivo principale è che Pyongyang e Kim Jong-un non proseguano il programma nucleare, diventando così una minaccia planetaria sempre più difficile da gestire e da arginare. Insomma, ancora una volta Luttwak sposta in toto le posizioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha più volte ribadito: "Il dialogo non è la risposta".

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