Cerca
Logo
Cerca
+

Tangenti di Stato, la mia azienda colpita con metodi da aguzzini

Ignazio Stagno
  • a
  • a
  • a

Caro direttore Belpietro, dopo aver letto suo articolo di domenica scorsa mi munisco di coraggio e le racconto quanto è successo a me e alla mia azienda durante una verifica fiscale fatta nel corso dell'anno 2010. Le premetto che la mia azienda esiste da quasi un secolo e in tanti decenni non ha mai presentato un bilancio in perdita. Poi, negli ultimi anni, crescendo per nostra fortuna, i numeri sono diventati più importanti e i nostri bilanci hanno sempre riportato utili a sei zeri con conseguente pagamento all'erario di milioni di euro in tasse. La mia azienda è classificata con «tripla A» dalle banche e dalle agenzie di rating, un bell'orgoglio per la mia famiglia, per i miei dipendenti e per il territtorio (almeno così dovrebbe essere). E mi lasci aggiungere che non abbiamo mai attinto alla cassa integrazione e ci siamo sempre autofinanziati da soli nei nostri investimenti e nei nostri piani di crescita. Abbiamo creato oggi un azienda che continua ad assumere, che esporta in tutto il mondo e che è un fiore all'occhiello per il nostro territorio, e per il nostro paese. ALL'IMPROVVISO Capita un controllo delle fiamme gialle, d'improvviso, una mattina nell'aprile del 2010. Premetto: erano passati circa sei anni da un altro controllo avuto in precedenza, senza particolari problemi nè contestazioni. Questa volta il piglio dei finanzieri è più aggressivo e arrogante, ci bloccano immediatamente metà degli uffici e pretendono una stanza tutta per loro, con tanto di due impiegate a disposizione otto ore al giorno. Appongono sigilli ai nostri armadi, che contengono tutto quello che serve al nostro lavoro quotidiano e all'amministrazione. Per l'accesso dobbiamo chiedere il permesso e le chiavi a loro. Fin qua, tutto «normale», anche se sembrerebbe l'assalto di una banda di malviventi anziché l'intervento di un organo di controllo. Man mano che i giorni passano i due marescialli si fanno sempre più arroganti, quasi prepotenti. Minacciano gli impiegati di «collaborare», altrimenti sarebberro stati verificati personalmente anche loro. La verifica sulla nostra impresa durò cinque mesi. Spaziò su una serie di operazioni contrattuali che la mia azienda, così come tutte le altre aziende concorrenti nel nostro settore, usa compiere da sempre. Noi ritenevamo, in buona fede, di procedere nel rispetto delle normi vigenti e della legge. Purtroppo, a detta loro, stavamo agendo non correttamente in quanto - secondo una chiave di interpretazione dei finanzieri - non avremmo rispettato un cavillo di una certa legge sulla quale non mi voglio dilungare, in quanto materia complicatissima dove anche più studi legale e fiscali contattati hanno dato pareri disicordanti. CI HANNO SPREMUTI Individuata questa nostra «falla», i signori della guardia di finanza ci si sono buttati a capofitto e hanno spremuto più che hanno potuto, riprendendoci tutti i contratti per cinque anni, per un ammontare contestato di oltre un milone e mezzo di euro, oltre a una denuncia penale in capo agli amministratori. Faccio notare che la materia non era assolutamente inerente ad evasione fiscale o simile, ma semplicemente una difficilissima interpretazione legislativa nella quale, purtroppo, siamo incappati. Abbiamo dovuto aderire all'ammontare ripreso in quanto, attraverso una sorta di «minaccia», ci era stato detto che se ci fossimo opposti la verifica fiscale sarebbe continuata in altri ambiti e sicuramente ci avrebbero contestato altre cose. Terrorizzati, abbiamo assecondato quelli che non esito a definire aguzzini, accettando la multa (per la denuncia penale invece ci stiamo ancora difendendo) e mettendo in seria difficoltà la nostra capicità di cassa. Solo perché abbiamo gestito la nostra azienda in modo oculato e sano negli anni addietro, siamo riusciti a pagare una multa del genere. CONCORRENTI FAVORITI Il paradosso è stato poi che la nostra impresa è stata inibita nel procedere con queste forme contrattuali nei confronti della clientela, in quanto a detta delle fiamme gialle non avevavmo i requisiti per farlo, mentre invece tutte le altre aziende nostre concorrenti hanno continuato tranquilllamente ad operare nel medesimo modo, quindi oltre il danno subiamo anche la beffa. Tra poco saranno trascorsi cinque anni da quei giorni, e già pensiamo alla prossima verifica fiscale: quando arriverà e come sarà condotta. Roba da non dormirci la notte. Confrontandomi con altri imprenditori del mio stesso territorio, anche loro «verificati» dalla Gdf, è emerso che oggi - apparentemente - per fare cassa la tendenza da parte dello Stato è quella di concentrare la sua attenzione su aziende sane, liquide ed immediatamente solvibili. Così facendo, il risultato - per loro - è assicurato. Questo è quello che succede. Non me la sento di firmare questa la lettera, nè di dare nominativi. Me ne scuso con Lei, direttore, ma capirà il mio stato d'animo e la mia paura. La prego anche di non riportare in nessun caso la casella di posta elettronica che ho adoperato. Cordialmente, un imprenditore

Dai blog