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Facci: le vere clientele

Chi si oppone alle preferenze è di solito un nominato. E chi dice che favoriscono i voti clientelari, dimentica che il problema vero sono le segreterie di partito...

Giulio Bucchi
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Tanti nemici delle preferenze sono solo dei nominati che non raccatterebbero tre voti, lo sappiamo tutti, ma anche gli argomenti triti e ritriti che sparacchiano in tv - cioè che le preferenze portano alle clientele e al voto di scambio - valgono davvero poco. Anzitutto, un mix di preferenze e indicazioni uninominali è già ampiamente usato nelle elezioni comunali e regionali ed europee: e funziona. Quando si paventa il rischio di clientele, in secondo luogo, forse non è chiaro che le segreterie dei partiti sono considerate proprio questo: delle clientele, degli avventori al servizio di un venditore unico che si chiami Berlusconi o Renzi o altri ancora. Senza contare che, diversamente dai capibastone della Prima Repubblica, certi nominati le preferenze non sarebbero nemmeno capaci di andarsele a prendere: non saprebbero proprio come si fa. Poi ci sarebbe un terzo argomento, questo: i voti di scambio e le clientele sono una minoranza estrema, ed è assurdo che una maggioranza di italiani non possa esprimere una preferenza per via di un'estrema minoranza. Questa non è una nazione interamente di clientele, e tantomeno lo è il Sud. In qualsiasi caso l'erba cattiva si cerca di estirparla, mica si sospende tutto il raccolto. Abbiamo sconfitto la mafia militare, un giorno sconfiggeremo anche quella elettorale. di Filippo Facci @FilippoFacci1

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