La laicitàdello Stato deve essere un valore fondamentale, che non va dimenticato mai.Anzi, deve essere alla base delle decisioni che il governo prende. Senzalasciarsi influenzare dalle questioni religiose o di fede. Durante un incontrocon gli studenti di Monopoli, il presidente della Camera Gianfranco Finirilancia il tema della laicità dello Stato, sottolineando che "ilParlamento deve fare leggi non orientate da precetti di tipo religioso".Fini, dialogando con gli studenti, ha toccato anche il ibattito su bioetica etestamento biologico; sono stati gli stesso ragazzini a porre alla terza caricadello Stato una domanda sull’articolo 33 della Costituzione che parla dilibertà per arte e scienza. Fini afferma che su certi temi in lui «il dubbioprevale sulle certezze: ma è un dibattito aperto, oggi, nella nostra società eauspico che venga affrontato senza gli eccessi propagandistici di questi ultimimesi». Durante l'incontro il presidente della Camera ha spiegato agli studenti lapiena validità della prima parte della Costituzione e dei principi fondamentalirilevando che come unica opportuna modifica si potrebbe aggiungere unriferimento all'Unione Europea. Ha poi affrontato la seconda parte elencandoquelli che secondo lui sono gli aspetti modificabili. A partire dal numero deiparlamentari che andrebbe ridotto. E dal superamento del bicameralismo perfettocon un sistema «in cui c'è una Camera che legifera e un'altra che rappresentale autonomia locali». Infine, un'ultima modifica è necessaria per Fini pertrovare «un nuovo equilibrio nel rapporto tra il potere legislativo e quellodel governo». «Perchè è vero che la tempestività delle decisioni spesso èimportante - ha detto - ma il parlamento che rappresenta la coralità deicittadini non può essere sacrificato sull'altare della decisione del governo».«Quindi il parlamento deve avere un ruolo ma - ha concluso - non puòparalizzare le decisioni governo». Ilriferimento alla laicità dello Stato non è però piaciuto all'Udc: secondoLuca Volontè «Fini oggi compie il peggiore attacco laicista della storiarepubblicana; la fede cristiana non dovrebbe informare il comportamento e leidee dei deputati? Siamo alla vergognosa e inaccettabile discriminazione deicredenti, come ai tempi dei totalitarismi neri del '900. Il presidente dellaCamera - ha aggiunto l'esponente centrista - passa dal politically correct alladiscriminazione religiosa. Fini vorrebbe favorire il dibattito e le leggi solonel caso in cui i credenti non abbiano dato il loro contributo. È un attaccoalla libertà e alla dignità della Chiesa. Un attacco indegno e insopportabilein una parola, antidemocratico». Anche il leader del partito, PierFerdinando Casini, è intervenuto sull'argomento: «Il Parlamento italianonon ha mai fatto leggi tenendo conto dei precetti religiosi ed il presidenteFini ha detto una cosa ovvia ma nel Parlamento c' è chi fa delle battaglie suivalori e sui principi. Per fortuna che in Parlamento c' è ancora qualcuno chefa battaglie su valori e principi che ormai non hanno diritto di cittadinanzain politica». Ledichiarazioni di Fini non sono piaciute neppure al Vaticano: «I cattolici nonhanno mai preteso che si facessero leggi basate unicamente sui precettireligiosi, come andare a messa - ha precisato monsignor Elio Sgreccia,presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita. - Quello su cui sidiscute sono tutti qualificabili come diritti fondamentali della persone.Vorremmo anzi che il fatto che siano i cattolici a difenderli non facessepensasse che per questo sono meno carichi di valore umano e che la difesa fattadai cattolici sia di una razionalità minore. A noi la fede ci confortanell’argomentazione razionale, non sostituisce mai la ragione umana».