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Omicidio Yara, Bossetti senza alibi. La moglie: "Non ricordo cosa faceva quella sera"

Giulio Bucchi
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Sono due le donne che potrebbero pesare in maniera decisiva sul destino di Massimo Giuseppe Bossetti, l'operaio edile di Mapello arrestato con l'accusa di aver seviziato e ucciso, nel novembre 2010, la 13enne Yara Gambirasio. La prima è la moglie, Marita Comi, che avrebbe già evitato di fornire alibi al marito per la sera dell'omicidio di Yara. Nella ricostruzione fornita dall'uomo ai pm, infatti, ci sarebbe un "buco" di 14 ore la sera del 26 novembre di quattro anni fa. "Non ricordo se quella sera era con me e cosa facesse allora", ha spiegato agli inquirenti, sottolineando però che l'uomo "ha una vita regolare" ed è "molto dedito alla famiglia". Nessun dettaglio su orari e spostamenti di quella sera sebbene, sottolineano gli investigatori, nessuno tra Brembate e Mapello ha più rimosso i ricordi di quelle tragiche ore. La mamma di Bossetti - L'altra donna è la madre dell'operaio, Ester Arzufi. Il suo è un ruolo cruciale, perché tra le prove in mano ai pm c'è il test del Dna dell'uomo che combacerebbe con quello dell'autista di Gorno Giuseppe Guerinoni, suo padre naturale e deceduto nel 1999. Ma la 67enne Arzufi nega relazioni extraconiugali: "Guerinoni era un amico, ma con lui non ho mai avuto una relazione. Massimo è figlio mio e di mio marito". Se così fosse, oltre al test del Dna i dubbi travolgerebbero l'impianto stesso della Procura. 

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