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Fecondazione eterologa, attacco a Beatrice Lorenzin: "Non può bloccare il diritto di avere un figlio"

Andrea Tempestini
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Crociata contro Beatrice Lorenzin, il ministro della Sanità. A guidarla è Amedeo Santosuosso, magistrato e presidente del Centro di Ricerca Interdipartimentale European Centre for Law, Science and New Technologies (ECLT) dell'Università di Pavia. La toga, intervistata dall'Huffington Post, attacca: "La Corte costituzionale ha tolto il divieto di fecondazione eterologa che si traduce automaticamente nella possibilità per le coppie di mettere al mondo un figlio usando ovuli e seme provenienti da altre persone. Le linee guida che la ministra Beatrice Lorenzin vuole emanare non possono bloccare questo diritto, già possibile in Italia, né limitarlo". L'appello - Santosuosso, nei giorni scorsi, ha firmato un documento nel quale viene chiesta l'applicabilità immediata della fecondazione eterologa nei centri specializzati per la procreazione assistita, un documento elaborato da Stefano Rodotà e Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni. L'attacco al ministro arriva perché la Lorenzin ha chiesto ai medici di attendere le linee-guida sull'eterologa, facendo dunque comprendere che fino a quando non verranno emanate non sarà possibile usare questa tecnica. Però, secondo ai costituzionalisti che hanno aderito al documento di Rodotà e Gallo non c'è niente da attendere. Beni primari - Santosusso riprende: "La sentenza dei giudici costituzionali che ha tolto il divieto alla fecondazione eterologa dalla legge 40 è immediatamente applicabile perché la legge risulta automaticamente modificata senza la necessità di passaggi ministeriali o parlamentari. Dunque - continua - i centri per la procreazione medicalmente assistita, attivi ormai da molti anni e dunque già pronti, possono accogliere le coppie che desiderano un figlio con l'eterologa". Per Santosuosso "l'unica preoccupazione legittima è il fatto che debbano esistere procedure tecniche sicure, già rispettate dai medici, ma questo è un aspetto marginale. Non è legittimo che il ministro possa bloccare l'accesso all'eterologa perché deve definire questi aspetti collaterali: infatti la Corte costituzionale ha deciso che il diritto ad avere un figlio è un bene primario e non è comprimibile, definendo il divieto all'eterologa come irragionevole e discriminatorio. Il ministro - ha concluso - deve rispettare questo diritto".

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