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Sinodo, il voto: "Non esistono analogie tra unioni gay e matrimonio tradizionale"

laura vezzo
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"Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza". Nel pomeriggio di sabato 18 ottobre i padri sinodali hanno votato e approvato la Relatio Synodi, il documento finale del Sinodo straordinario sulla famiglia convocato da Papa Francesco. E dopo giorni di polemiche, il punto più importante è quello in cui si mette nero su bianco che non ci sono affinità tra unioni omosessuali e tradaizionali.  Il voto - L'assemblea, per volere del Pontefice, ha agito con grande libertà, confrontandosi sui problemi, senza percorsi precostituiti o precotti. Tuttavia, sono rimaste molte le certezze che permettono di conservare le tradizioni cattoliche. Nel pomeriggio è stato pubblicato il testo del messaggio finale della Relatio Synodi, approvato a grande maggioranza dei 191 padri sinodali. Nel medesimo testo si spiega: "Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie. Una Chiesa credibile è quella che sa accogliere e che è in grado di comprendere i mutamenti della società. Il che non vuole dire automaticamente riconoscere modelli completamente differenti". Ma ai voti, i Padri sinodali hanno espresso 62 non placet sulla "attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale". In particolare, il capitolo 55, quello sulle unioni gay , ha incassato il maggiore numero di no. I divorziati e i risposati - I temi dei divorzi e dei secondi matrimoni sono stati un altro punto molto discusso all'interno del Sinodo, che ha raggiunto una decisione clemente in merito alla comunione per i divorziati risposati: i contrari, infatti, sono stati solo 74, cosa che ha permesso di approvare il capoverso 52 a maggioranza semplice, con 104 favorevoli. Si legge al capoverso: "Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all'Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un'accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari e a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L'eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate" a seconda di fattori psichici o sociali. Risposati - A maggioranza semplice è stato anche approvato il punto 53, con 112 favorevoli e 64 contrari: "Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio". Le vittime di pedofilia e i migranti - Il Sinodo ha rivolto il suo pensiero anche "ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia". I padri sinodali hanno comparato le vittime dei preti pedofili ai poveri e ai feriti. L'attenzione dei vescovi si è spostata poi sulla situazione difficile che i popoli in fuga dal proprio paese devono affrontare: "Pensiamo pure alla folla delle famiglie povere, a quelle che s'aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza, alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, a quelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni".

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