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Mafia Capitale, le intercettazioni: "Alemanno ha portato i soldi in Argentina". Lui nega

Nicoletta Orlandi Posti
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"Si tratta di una millenteria totalmente infondata. Non ho portato mai soldi all'estero, tantomeno in Argentina". Gianni Alemanno nega. Nega di aver messo contanti nelle valigie e di averli portati in Sudamerica evitando i controlli all'aeroporto. Eppure le conversazioni intercettate di tre indagati dell'inchiesta Mafia Capitale lo danno per certo. Il 13 gennaio scorso Luca Odevaine, componente del tavolo per i rifugiati, parla con il suo collaboratore Mario Schina e Sandro Coltellacci, responsabile di una coop di una lite che l'ex sindaco avrebbe avuto con un uomo che però non viene citato. Odevaine spiega ai due: "Abita in questo palazzo, che figlio di m... ha litigato con Alemanno". Poi spiega il motivo del litigio: "Per soldi se sò scannati, ma sai che Alemanno si è portato via...ha fatto quattro viaggi...lui e il figlio con le valigie piene di soldi in Argentina... se sò portati con le valigie piene de contanti, ma te sembra normale che un sindaco...". Coltellacci risponde: "L'ho saputo". Odevaine spiega: "Me l'hanno detto questi della Polaria". Schina incredulo chiede: "Nessuno l' ha controllato?" E Odevaine: "No, è passato al varco riservato... ah un attore per me". Schina aggiunge: "Pensavo che i soldi se li prendesse tutti lui, sembrava che il sindaco non toccasse, invece l'ha toccati però che il sindaco... due... tre Panzironi 10 penso che gli equilibri erano quelli". Il viaggio del sindaco - In effetti un viaggio in Argentina l'ha fatto. Per ora il Ros ha verificato quello organizzato da Alemanno per il Capodanno di qualche anno fa, ma l'indagine continua per trovare ulteriori riscontri alle accuse di Odevaine. Da parte sua Alemanno replica piccato: "Una totale menzogna è anche la storia dei viaggi in Argentina. Ci sono stato con la mia famiglia e un folto gruppo di amici per festeggiare il capodanno 2012 per andare a vedere i ghiacciai della Patagonia. Mai portati soldi all'estero". Anche perché, spiega Alemanno, "io sono l'unico sindaco di Roma che al termine del suo mandato è più povero di quando ha cominciato perché ho dovuto vendere una casa e aprire un mutuo per pagare i debiti della campagna elettorale". La conversazione del 13 gennaio rivela agli inquirenti anche altri elementi: «A un certo punto deve essere successo qualche casino - dice Odevaine - perché ad Alemanno gli hanno fatto uno strano furto in casa, cercavano qualche pezzo di carta... credo che hanno litigato perché Alemanno ha pensato che ce li ha mandati questo". Circostanza, anche questa, che l'ex sindaco di Roma chiarisce: "Ho presentato regolare denuncia, peraltro del furto parlarono tutti i giornali: furono rubati alcuni gioielli di mia moglie e degli orologi".

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