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Massimo Bossetti, la lettera con cui ripudia la madre: "Mi hai rovinato. Se uscirò dalla cella ti affronterò di persona"

Andrea Tempestini
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Rabbia, tanta rabbia. Ma anche delusione. E rancore, incredulità. Perfino ironia. Massimo Bossetti, il Massimo Bossetti che in questi dieci mesi di carcere abbiamo conosciuto come persona dall'emotività fin troppo controllata e avara di sentimenti, barcolla e improvvisamente - dopo aver ricevuto altri esiti del test del Dna - si apre, si sfoga. Esplode. Scrivendo una lettera (resa nota dalla trasmissione «Quarto Grado») di rivolta contro la persona che più di tutte l'ha sempre difeso ciecamente (e forse ottusamente): la madre Ester Arzuffi, che di tutta questa vicenda resta il personaggio più controverso, complicato da capire, difficile da credere. La donna che ha sempre negato l'illegittimità dei figli andando perfino contro la scienza. Quelle usate da Massimo Bossetti - il muratore di 44 anni in carcere dal 16 giugno con l'accusa di essere l'assassino di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni sparita da Brembate Sopra il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo a Chignolo d'Isola - sono parole pesanti, durissime, che ti entrano dentro e ti travolgono e stravolgono l'anima se solo provi a immaginare lo stato d'animo di chi scrive. «Cara mamma, è con tantissima rabbia che purtroppo ti scrivo questa mia lettera. Dopo tutto quello che mi hai detto, sei venuta due volte e mi hai stretto la mano e mi hai detto che il Dna lo dimostrerà... e mi hai guardato negli occhi, dicendo: “Credi in me e vedrai che la scienza ha sbagliato e sarà come dico io”. Complimenti, i risultati hanno dimostrato perfettamente tutto quello che dicevi... Solo come mai, in 43 anni, con tutte le occasioni in cui hai potuto dirmelo... Mi chiedo anche se tuo marito sapeva tutto e per questo tempo me l'ha tenuto nascosto. Pensavi che tutto questo non sarebbe venuto a galla, vero?». Già, un modo per prendere le distanze da Ester, che era sempre stata la sua confidente, e scaricarla, accusandola di aver mentito sulla paternità (l'autista Giuseppe Guerinoni morto nel '99), dandogli così la speranza - fino all'ultimo - che il suo Dna non fosse quello di Ignoto 1, ma che corrispondesse a Giovanni Bossetti, l'uomo che per 43 anni aveva considerato padre naturale. «Tu sapevi e mi hai tenuto all'oscuro di tutto - scrive Bossetti - e non mi hai dato nemmeno l'opportunità di poter conoscere il nostro vero padre. Bene, allora ti dico grazie mamma per il fortissimo dolore e rabbia che mi hai procurato. L'ultima speranza che avevo in te al 100% di poter uscire subito, è svanita completamente. Grazie di cuore, tanto io sono abituato a soffrire. Non preoccuparti più per me. Mi auguro che tuo marito stia sempre bene e meglio mamma. Mamma, mi hai ferito profondamente e io ti avevo creduto ciecamente, ma evidentemente mi sono sbagliato, pazienza. Hai voluto tu che andasse così. Ma ti chiedo per favore almeno di smettere di mentire davanti a tutti e di dire la verità come sta. Rifletti su questo che ti dico allora». Ester Arzuffi ha sempre negato che Massimo (e la gemella Laura) fossero figli illegittimi (è stato dimostrato che anche Fabio, il terzo figlio, non è del padre). Malgrado il Dna e un'inchiesta che - almeno per questo aspetto - è stata inattaccabile. Bossetti continua. Cerca di farsi forza («Se riuscirò a uscire ti prometto che ti affronterò di persona, chiedendo spiegazioni su quello che mi hai sempre messo in testa per tanto tempo... le lettere dove per tutto questo tempo mi hai fatto credere solo menzogne... Te le farò vedere») e racconta la sua dura vita da carcerato («Se solo tu potessi vedere, lo stato in cui mi trovo, forse potresti capire. Sono diversi giorni che non mangio» e «mi sono chiuso in me stesso, ormai sono sfinito, ogni giorno che passa è sempre peggio andare avanti. Mi hai bloccato la mente e ti ringrazio, non me lo sarei mai aspettato)». Poi ancora accuse e rimpianti «Con ansia ho aspettato i risultati perché sapevo che ero vicino alla libertà, per tutto questo tempo ho combattuto e per i miei figli. Neppure le preghiere sono servite. E se dovesse capitarmi qualcosa, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me prima di scoprire il Dna» e per finire un pensiero alla moglie: «Mi dispiace tantissimo per i miei figli ma so che Marita è bravissima ad andare avanti anche senza di me e riuscirà a far capire ai miei bambini quanto gli voglio bene. E gliene vorrò sempre... purtroppo come me, era (è) stato sempre più doloroso andare avanti, non sapendo più del papà, del Dna, del vero papà. Statemi tutti bene. Ciao Massimo». di Alessandro Dell'Orto

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