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Roma, "disperdere le folle in strada": il documento che rivela la resa ai terroristi islamici

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Andrea Tempestini
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Chi dice di non aver paura del terrorismo islamico mente. E, probabilmente, è anche un pazzo: si deve aver paura di quelle bestie. Eppure, c'è anche chi eccede. Ovvero la città di Roma, che ha paura addirittura a nominarli, i terroristi islamici. Già, perché il Comando generale della polizia locale ha diffuso una direttiva: "Evitare gli illeciti, ma anche scoraggiare pericolose concentrazioni di persone". Insomma, l'ordine è quello di cercare di impedire che le persone si radunino in strada. La ragione? Presto detto: evitare che queste stesse persone possano essere falciate da un pazzo che corre a tutta velocità nel nome di Allah. Eppure, la polizia non usa né la parola "terrorismo" né quella "attentati". Nel dettaglio, i caschi bianchi del Campidoglio - come riporta Il Giornale - spiegano che "soprattutto in questo periodo" è una buona idea stare a casa e comunque non raggrupparsi in strada perché "pericolosi assembramenti di persone possono rappresentare facile obiettivi per eventuali malintenzionati". Già, la parola scelta è "malintenzionati", non "terroristi". Una scelta lessicale che però ha anche un significato psicologico: la scelta di non nominarli equivale a una resa alla paura - sacrosanta - dei terroristi. Per affrontarli, i bastardi vanno conosciuti, chiamati con il loro nome. E la scelta di Roma di disperdere le folle con la scusa di tenere le "strade pulite" va in tutt'altra direzione.

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