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Vaticano, Papa Francesco incontra Erdogan nell'anniversario di Don Santoro: "Ammazzato dall'islamico nel nome di Allah"

Giulio Bucchi
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Un leader islamico in Vaticano. La giornata del 5 febbraio passerà alla storia, non solo di San Pietro, per la visita ufficiale del presidente turco Erdogan a Papa Francesco. Molti però non ricordano, o fingono di aver rimosso esattamente 12 anni fa a Trebisonda, città turca sul Mar Nero: proprio questo giorno "venne ucciso mio fratello, don Andrea Santoro, al grido di Allah è grande", spiega la sorella del prete italiano trucidato, Maddalena Santoro, al Giornale. Leggi anche: "Papa Francesco nemico della Chiesa", un Socci atomico L'Isis era ancora lontano, l'11 Settembre pure, eppure era uno dei più clamorosi attacchi dei fanatismo islamico contro la Cristianità e l'Occidente tutto. "Spero e mi auguro prosegue che emerga, e sicuramente emergerà da parte di Francesco, il problema della libertà religiosa in Turchia, che significa accoglienza e rispetto gli uni degli altri, di tutti gli uomini, credenti e non credenti. Questo significa far sì che non si viva di paura, di restrizioni. Il dialogo non può esistere se non c'è reciprocità considerando l'altro una ricchezza e questo ci ha insegnato don Andrea". Secondo la Santoro, docente alla Lumsa e fondatrice dell'associazione Don Andrea Santoro onlus, "con il passare degli anni le cose non sono migliorate, anzi peggiorano di giorno in giorno. C'è una apparente e formale libertà per i cristiani, che, certamente, possono andare in chiesa, ma resta un forte controllo da parte delle forze dell'ordine". L'udienza tra Papa Francesco ed Erdogan, conclude la sorella di don Andrea, rappresenta "un segno di incontro tra due religioni, un momento di dialogo. Anche oggi don Andrea si fa sentire, si fa presente anche in questa casualità. Si fa presente in mille modi, attraverso persone semplici, attraverso gli eventi che avvengono". Leggi anche: Monsignor Negri a Libero, "Chiesa piegata a islam e sinistra" Per ora il processo di canonizzazione procede, ma senza strappi: "La diocesi di Roma sta raccogliendo tutto il materiale e l'intero archivio di lettere e scritti in nostro possesso. I suoi ex parrocchiani sperano che presto mio fratello diventi testimone di fede e venga considerato martire in odium fidei".

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