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Prostituzione, adesso ci sono i siti Internet: un vero e proprio catalogo del sesso

Prostituzione

Vivono in due o tre in uno stesso appartamento, hanno più telefonini a testa e cambiano spesso città per allargare il giro

Eleonora Tesconi
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Siti di prostituzione ad hoc, con tanto di cataloghi da sfogliare. Oggi, in rete, sono molti gli annunci di donne che prestano il proprio corpo per il sesso a pagamento: "Ciao sono Stephanie, nuova a Roma, dolce e irresistibile, vi aspetto". Eccola, come riporta oggi Il Corriere, una delle ultime arrivate, una ragazza mora dal viso dolce, slip di pizzo e piercing all'ombelico, i seni coperti pudicamente dalle mani. Le foto, forse tra quelle più caste: è ungherese, giovanissima, ha 23 anni, tanti rispetto a quelli delle due ragazzine minorenni dei Parioli. Fissa i suoi appuntamenti nella zona Vaticano, 24 ore su 24, sette giorni su sette. Poi, accanto a lei, tante altre ragazze, reperibili per tutte le regioni d'Italia.  La legge - Secondo la Legge Merlin del 20 febbraio 1958, chi si prostituisce non commette reato. Tuttavia, sono punibili reclutatori e sfruttatori che imbastiscono un vero e proprio business dal sesso a pagamento. Non chi lo pratica dunque, né chi ne usufruisce. Sempre che la prostituta in questione, s'intende, non sia minorenne. Vietate le case chiuse, i locali dove si mercificano i corpi delle donne, ma non i siti Internet. Secondo una sentenza della terza sessione della Corte di Cassazione (n.20384, 13 maggio 2013), infatti, non sono perseguibili per legge i siti in cui vengono sponsorizzate escort o appuntamenti a luci rosse. Via libera alle donne, sempre maggiorenni, che vogliono offrire prestazioni sessuali in rete, purché non siano vittime di magnaccia e giri di prostituzione più ampi. Basta un clic in Internet: guardare un catalogo, scegliere, fissare un appuntamento e poi concluderlo, mantenendo la propria privacy. E le stime sono in aumento: le donne che si prostituiscono passando dalla rete ormai sono decine di migliaia.  Una possibilità - Gli operatori della Fondazione Somaschi di Milano e delle Associazioni Lule, come riporta sempre Il corriere, hanno scandagliato gli annunci di 25 testate cartacee di Milano e altre province lombarde e oltre 100 siti Internet, tentando di parlare al telefono con le prostitute per offrirgli protezione sociale, e ricevendo un sacco di no. Su 499 donne incontrate, solo quattro hanno scelto di abbandonare "il mestiere". Le statistiche mostrano il volto di una prostituzione nuova negli strumenti, ma uguale nella sostanza. Le ragazze vivono generalmente in due o tre in uno stesso appartamento, hanno più di un telefono per gestire al meglio gli appuntamenti e, generalmente, si spostano spesso, anche da una città all'altra, per allargare il giro. Circa il 10% sono minorenni, mentre per quanto riguarda la loro nazionalità, la presenza più massiccia è costituita dalle brasiliane, seguite da rumene e albanesi, che si spacciano per russe perché "fa più chic". Tra le asiatiche, invece, il 60% è cinese, impiegate principalmente nei "centri massaggi".

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