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Expo 2015, "Arts & Food" e "Cucine e ultracorpi": due eventi clou all'esposizione

Andrea Tempestini
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Il 9 aprile si è inaugurato uno degli eventi clou di Expo. Il progetto, fra mille polemiche per i costi stratosferici, soprattutto per l'elevato compenso del curatore, è stato realizzato in modo eccellente e permette a noi tutti un sospiro di sollievo nei confronti di questa tanto tormentata manifestazione, fatta di ritardi, critiche, accuse e sostituzioni. La Triennale di Milano si trasforma nel Padiglione delle Arti Visive e Applicate di Expo, con le mostre Art & Foods. Rituali dal 1851, fino al 1° novembre e Cucine e ultracorpi, fino al 21 febbraio 2016. Storicamente significativa la scelta della Triennale, visto che proprio lì vicino, davanti all'Arena, si era tenuta l'Esposizione Universale del 1906 con un apposito padiglione. Il curatore dei nuovi eventi, Germano Celant (curatore associato Chiara Spangaro), era stato seriamente attaccato per via della sua altissima retribuzione, ma in realtà lo studioso porta con sé un nutrito numero di sponsor, che di fatto coprono in modo importante le spese. A questo si aggiungono l'alto rigore scientifico impiegato, il dispendio di forze ed energie e il fatto che la sua figura, una delle poche veramente note a livello internazionale, ha consentito di dare una risonanza mondiale all'evento. Art & Foods indaga i rapporti fra arte e cibo dal 1851 ad oggi. Nel 1851, anno della prima Esposizione Universale a Londra, erano presentate solo opere di scultura, considerata all'epoca il genere superiore. Ora, naturalmente, tutti i campi sono investigati: pittura, scultura, installazione, fotografia, video, ma anche letteratura, moda, cinema, TV. Centinaia e centinaia di lavori e oggetti, ospitati anche nel parco e provenienti da tutto il mondo, sono organizzati in “famiglie”, secondo il percorso ideale del curatore e lo splendido allestimento di Italo Rota, arricchito graficamente da Irma Boom. Questi nuclei tematici fanno convivere ambienti e suoni e i generi più disparati. Lo studio di Celant è “quasi antropologico” e riflette criticamente e storicamente su tutte le manifestazioni estetiche inerenti all'atto del nutrirsi. La fruizione del visitatore, sia dal punto di vista intellettuale, sia da quello estetico, è libera da imposizioni precostituite e ogni possibile domanda non trova risposte preconfezionate, tale è la vastità dell'offerta espositiva. Così dalle nature morte di Gaetano Previati, si passa ai menù futuristi, ai manifesti di Depero per la Campari, alle bottiglie di Giorgio Morandi, alle zuppe Campbell di Andy Warhol, ai resti delle tavole imbandite di Daniel Spoerri, all'Ultima Cena di Vanessa Beecroft, alle composizioni con pentole di Subodh Gupa, alle performance di Marina Abramovic', per finire con le immagini di Masterchef. Un viaggio dalla presentazione dei cibi nelle esposizioni universali al design della tavola, passando attraverso la sala da pranzo, il bar, il ristorante, il caffè d'artista, e ancora la “vita in una gavetta” e l'autocrazia. Tantissime le star dell'arte contemporanea, ricordiamo per esempio Jeff Koons, Paul McCarthy, Marc Quinn, Tom Sachs, Andres Serrano, Cindy Sherman, accanto ai maestri storici, come Josef Albers, Giò Ponti, Pietro Consagra, Roy Lichtenstein, Arman, Mimmo Rotella. E ancora l'itinerario dedicato esclusivamente ai bambini e agli adolescenti, che potranno sperimentare un percorso “vietato agli adulti”: giocattoli, animazioni, fumetti, costumi e opere d'arte pensati appositamente per il mondo dell'infanzia, oltre a una serie di 93 opere di Andy Warhol destinate ai più piccoli. Una mostra mastodontica che merita di essere visitata più volte e vista e rivista in più momenti. Cucine e ultracorpi, invece, costituisce l'ottava edizione del Triennale Design Museum e dimostra come la cucina sia diventata il luogo che ospita il maggior livello di innovazione tecnologica della casa. Gli ultracorpi sono gli ospiti principali di questo ambiente in continua ricerca. In mostra si osserva la trasformazione delle cucine, l'evoluzione del design italiano e i cambiamenti del nostro modo di cucinare e mangiare. Celant, nei suoi articoli, sempre di respiro internazionale, ci ha abituati a una scrittura difficilissima e persino ostica talvolta; nei cataloghi delle esposizioni, invece, pubblicati da Electa, conduce le fila del discorso in modo accessibile e piacevole. I volumi cominciano simpaticamente con i suoi “nutriti ringraziamenti”: emerge il lato umano di chi dopo tanto lavoro arriva finalmente con gioia al risultato sperato. di Vera Agosti

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