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Matteo Salvini, il capo della Caritas di Como: "Va cacciato dal genere umano"

Cristina Agostini
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Come si fa a maledire in nome del Vangelo? A odiare così tanto da voler «allontanare queste persone (i leghisti e in particolare Matteo Salvini, ndr) dal genere umano» poiché «fanno ribrezzo»? Il caso è serio perché non ci troviamo davanti a un parrocchiano nervoso, ma a un' autorità di punta della Chiesa cattolica, quali sono oggi a tutti gli effetti i direttori delle Caritas diocesane. In loro si concentra l' immagine visibile della Chiesa militante, quella vicina ai più poveri, espressione avanguardista della ragione sociale di quella gigantesca ong in cui si sta trasformando la barca di Pietro. Costoro oggi tendono a lasciarsi identificare volentieri con i sentimenti di Gesù Cristo verso gli ultimi e i loro presunti persecutori, identificati non per gli atti ma per schemi ideologici. Leggi anche: "Buffone, ministro mafioso". Il vomito di Saviano su Salvini / Video A depennare Salvini dall' umanità è stato Roberto Bernasconi che è capo della Caritas di Como. Una barba gentile, un volto mite, una vita passata a condividere il dolore degli ultimi. Non è certo uno che ha fatto la grana accogliendo i migranti. Proprio questo spaventa di più. È un odio purificato, disinteressato, totale. Da dove arriva questa violenza. Quale predicazione e di quale Vangelo ha creato questa ira che non è più radicale persino del razzismo. Infatti il razzismo considera chi non è come te come appartenente a una etnia geneticamente inferiore. Qui invece siamo davanti ad un ripudio, all' esclusione dalla intera specie umana. Il tutto immedesimandosi con i sentimenti di Gesù Cristo verso gli ultimi e i loro presunti persecutori. Bernasconi ha lanciato l' anatema a titolo personale, anche perché non si capisce a nome di chi altri potrebbe parlare (a nome del papa, di madre Teresa di Calcutta?), ma l' uomo non si è lasciato andare in un concitato litigio al bar dell' oratorio, ma in un' intervista con tutti i crismi a Comozero.it. SOLUZIONE FINALE? - Ecco la frase più forte riferita al vicepremier del carroccio: «Mi fa ribrezzo, allontanerei queste persone dal genere umano, sto male, molto male in questo momento. Chi vive il Vangelo non può che soffrire. Non sono cose degne di una nazione civile, degne di nessun uomo o donna. Chi urla in questo modo è privo di idee. La politica nasce dal ragionamento, dal pensiero». Questa invettiva oltretutto è dettata da perfetta ignoranza. Infatti sostiene che l' idea di censire la popolazione rom e sinti sia proposta per scremare persone dal sangue impuro e quindi eliminarle al modo dei nazisti. Insomma, Bernasconi percepisce in Salvini un politico che vuole la «soluzione finale». Dice il caritatevole Bernasconi: «Credo che il ministro per primo dovrebbe sapere che non esiste sangue puro, nessuno di noi ne ha, lui nemmeno. Quanto ha dichiarato è agghiacciante, ci avvicina a quello che è accaduto subito dopo la prima guerra mondiale, quando si teorizzò la razza. Si chiama anche nazismo o fascismo o comunismo esasperato. La Storia restituisce molti nomi e non vorrei l' Italia si avvicinasse a quanto accade in alcuni Paesi dell' America Latina». Dalla sua condanna del «comunismo esasperato», si capisce che Bernasconi - come la nouvelle vague di una certa dirigenza ecclesiastica o paraecclesiastica - in realtà identifica il cristianesimo con un comunismo dolce, un appena appena comunismo, un marxismo messo a bagnomaria nella teologia della liberazione. La pensi come vuole, è un suo diritto. Ma un conto è dettare critiche aspre basate su parole realmente pronunciate, altra cosa è deformarle per dar fuoco a chi detesti politicamente. Di seguito a questa intervista ci sono sul sito comasco una serie di commenti di lettori furenti. E un elogio ufficiale da parte dell' Arci con allegato invito a partecipare a un dibattito. «GLI VOGLIO BENE» - Ci domandiamo: questo signor Bernasconi dovrebbe essere destinatario di una quota dell' 8 per mille che gli italiani forniscono alla Chiesa cattolica? Ho un' idea di come gestirebbe la sua quota di riferimento: dargli i soldi per impiccarci, non pare un' idea brillante. Non è un ricatto, ma legittima difesa. Comunque in nome del prete del mio oratorio, glieli darò sempre, ma che pena. Papa Francesco aveva appena fatto una bella omelia a Santa Marta sul dovere di amare i propri nemici, e di pregare per loro, citando martedì mattina il quinto capitolo del Vangelo di san Matteo. Aveva indicato come esempio i cristiani perseguitati da Stalin nei gulag in Russia e da Hitler nei lager nazisti. Non solo essi perdonavano i tiranni, ma offrivano le proprie pene per loro. Non credo proprio che Bergoglio intendesse equiparare Salvini a uno di quei due. Ma non credo proprio che Bernasconi sia un perseguitato da Salvini. Semmai il contrario. Falsificandone completamente le proposte e le intenzioni, lo impala alla propria misericordia, e lo relega nella sua Auschwitz mentale. Su Facebook la risposta di Salvini. Che ha riprodotto l' intervista di Bernasconi. Commentandola con cinque parole da vero ministro hitleriano della crudeltà: «Gli voglio bene lo stesso!». di Renato Farina

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