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Renzi correrà alle primarieMa Bersani e Vendolagli tendono la trappola

Cambia lo Statuto del Pd: il rottamatore può correre. "Stabiliremo le regole con gli alleati": Nichi e Pierluigi ingabbieranno Matteo

Lucia Esposito
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La tragicommedia delle primarie del Pd arriva al sabato decisivo, dove dopo giorni di violentissime discussioni, i delegati del partito, riuniti a porte chiuse all'Hotel Ergife di Roma, hanno approvato a larga maggioranza la deroga all'articolo 18 dello Statuo del partito: Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, il grande sfidante, potrà candidarsi alle primarie del centrosinistra. L'assemblea ha dato anche il suo ok ai documenti sulle regole. Peccato però che in quello che Bersani ha definito "un capolavoro di democrazia", il grande assente fosse proprio Renzi, che ha preferito proseguire in Puglia il suo tour in camper con cui sta promuovendo la sua candidatura. Dal documento sulle primarie sono stati ritirati anche tutti gli emendamenti, che chiedevano una registrazione in un posto differente dai gazebo e avrebbero obbligato alla registrazione prima del primo turno. E' stato invece rinviato al tavolo della coalizione la questione di chi potrà votare al ballottaggio. Nichi Vendola ha già fatto sapere, e Renzi è d'accordo, che il secondo turno, comunque, dovrà essere aperto. A trattare con la coalizione sarà Bersani, a cui il documento approvato ha concesso il via libera: al tavolo con le altre forze della coalizione verranno definiti il manifesto politico delle alleanze e le regole per le consultazioni: facile immaginare che l'asse costituito dal segretario del Pd e Nichi Vendola cucirà un tessuto ad-hoc per disinnescare la "mina vagante" Renzi. Le richieste di Renzi - L'emissario di Renzi, Roberto Reggi, aveva in precedenza ribadito le richieste del sindaco sfidante: no alla tessera dell'elettore, no ai nomi online no al secondo turno per i soli votanti del primo. Reggi è riuscito ad ottenere che i registri dei  votanti vengano aperti in anticipo come vuole Bersani, ma con la possibilià di iscriversi all'ultimo minuto e nello stesso gazebo in cui si vota. Prima della modifica dello Statuto, l'assemblea è stata chiamata a votare (in questo caso a maggioranza semplice) il mandato a Pierluigi Bersani per trattare con la coalizione la piattaforma politica, i punti programmatici e quindi e le regole delle primarie di centrosinistra. Nelle intenzioni del gruppo dirigente del Pd, i democratici si siederanno al tavolo di coalizione con le regole fin qui filtrate. "Se usciamo bene dalla vicenda delle primarie, non ci ammazza più nessuno. Dobbiamo dare alla trasparenza una effettività organizzativa che sia ospitale anche per gli altri di centrosinistra . Noi abbiamo avuto guai seri, è  arrivata anche la magistratura, dobbiamo fare le cose per bene: non possiamo dire che vogliamo fare una cosa di trasparenza e non darci un  meccanismo per farlo", ha dichiarato il segretario democratico. Bersani ha poi respinto le accuse di Renzi di aver deciso delle regole ad-hoc per penalizzarlo: "Lasciatemi dire una cosa personale. Sono stato veramente ferito dal leggere che qui si cambierebbero regole in corso d'opera per chiudere e bloccare. C'è un limite a tutto. Sia chiaro che l'unica regola esistente che si cambia in corso d'opera è la regola statuaria che riguarda il diritto del segretario ed è una regola di apertura". Le regole - L'intesa di massima raggiunta venerdì 5 ottobre, con il sindaco di Firenze sulla pre-registrazione è servita se non altro ad allentare le tensioni. Bersani, come da copione, ha tenuto una linea ferma alle richieste di Renzi, ma la strada è tracciata. Le regole non sono immodificabili. Bersani non vuole che aleggi su di lui il   sospetto di truccare le carte e lo ha spiegato così: "Sono stato veramente ferito dal sentire che qui si cambierebbero regole in corsa per chiudere o bloccare. L'unica regole che cambia davvero, è quella dello Statuto". Quella per far candidare Renzi. Lo Statuto viene modificato nel primo pomeriggio: Renzi, ed altri della coalizione del centro sinistra, quindi, si potranno candidare. La modifica, transitoria, è stata approvata con 575 sì. I voti contrari sono stati 8. Un astenuto.     Il nodo della pre-registrazione - La strada imboccata da Bersani prefigura però altre tensioni. E  stavolta con il gruppo dirigente. A dare il segno di quello che bolle in pentola stato l'intervento di Rosy Bindi. "Non siamo una nomenclatura chiusa in un fortino. Siamo qui perchè siamo stati votati", dice Bindi difendendo strenuamente le regole: "Per noi sono necessarie, i cittadini da noi aspettano una festa, non una farsa democratica", attacca. Un braccio di ferro che lascia sfumati i contorni dell'intesa raggiunta, ad esempio, sul punto sollevato da Renzi della pre-registrazione. "L'accordo è che ci si registra anche la domenica stessa del voto, ma resta l'ambiguità sul dove ci si registra. Al momento -spiega un dirigente Pd- non è passata la linea che si registra al gazebo, ma in un altro luogo. Per dire a Roma si parla di 500 seggi e solo di 150 uffici elettorali...". Insomma, anche per questo, il renziano Paolo Gentiloni pur dicendosi soddisfatto ("le posizioni sono più vicine") avverte: "Occhio ai dettagli. Non vorrei vedere altri cavilli".

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