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Brunetta, Forza Italia: "L'emendamento D'Attore è incostituzionale"

Ignazio Stagno
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Settimana decisiva per il governo, per la maggioranza e per gli accordi sulle riforme dopo il "patto del Nazareno" tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Il rischio di imboscate è dietro l'angolo. Il premier è stretto in una morsa. Da un lato c'è il Cav che vuole il voto nel 2015 con una nuova legge elettorale, dall'altro c'è Angelino Alfano che chiede al premier il voto nel 2018 con un nuovo sistema elettorale che nasca contestualmente alla riforma del Senato. Domani, martedì 3 marzo, la legge elettorale arriverà in Aula alla Camera, e così lo scontro si accende. Renzi prova a forzare la mano. Vuole salvare l'accordo col Cav ma anche quello con Angelino: cosa impossibile. Renzi dovrà scegliere se accelerare sull'Italicum (e, magari, andare al voto nel 2015) oppure tirare il freno a mano e andare al voto più in là.  Una riforma a metà - Così, messo da parte l'emendamento Lauricella che prevedeva l'accorpamento della riforma elettorale con quella del Senato, spunta un nuovo testo, presentato dal dem D'Attorre che prevede invece l'applicazione della nuova legge elettorale solo alla Camera, mentre per il Senato (che continua ad essere ben lontano dall'abolizione) resterebbe invece un sistema proporzionale definito dalla sentenza della Consulta che ha bocciato il Porcellum. Che effetti avrebbe l'emedamento D'Attorre sulla tenuta della maggioranza e dei patti tra Renzi e Berlusconi? L'emendamento - che era stato anticipato in mattinata da alcuni retroscena di stampa - così com'è metterebbe un freno al voto anticipato, ma comunque garantirebbe al Cav la riforma immediata della "regola delle regole". Furia Forza Italia - Un compromesso a metà che di fatto lascerebbe i futuri scenari parlamentari immutati: a palazzo Madama, votando col Consultellum, non ci sarebbe spazio per una maggioranza definita e di fatto l'Italicum avrebbe effetti solo a Montecitorio. Forza Italia non ha nessuna intenzione di sciogliere gli impegni presi con Matteo Renzi e così con Renato Brunetta avvisa il premier che di fatto sta ignorando i patti del Nazareno: "Una riforma della legge elettorale prevista per un solo ramo del Parlamento sarebbe incostituzionale e irragionevole. In un sistema vigente di bicameralismo perfetto non è concepibile ripensare il sistema elettorale per un solo ramo del Parlamento, e non possiamo credere che il presidente della Repubblica possa firmare una legge che prevede una riforma della legge elettorale 'a meta". Salvare la poltrona - L'emendamento, rimarca il capogruppo di FI alla Camera, "è l'ennesimo tentativo di chi non ha idea di cosa sia un sistema che rispetti la Costituzione, ma ha terrore delle elezioni e vuole solo salvare la propria poltrona", prosegue Brunetta spiegando: "Riformare la legge elettorale solo per la Camera non significa eliminare il Senato e riformare il nostro sistema bicamerale, o giungere più rapidamente ad una riforma costituzionale; riformare la legge elettorale solo per la Camera significa prevedere che, in caso di elezioni, il Senato venga eletto con il 'Consultellum', ovvero con il sistema vigente corretto dalla Corte con la sentenza 1/2014, determinando con tutta probabilità un risultato completamente diverso tra le due Camere, con un rischio di totale ingovernabilità elevatissimo". Scontro nel Pd - In casa Pd, intanto, Lauricella fa sapere che lui il suo emendamento non lo ritirerà mai. Ma D'Attorre replica: "Non è un problema, la sua modifica verrebbe votata dopo quella che abbiamo presentato noi". Nel merito, poi, spiega: premesso che "emendamenti del genere erano già stati presentati da diversi gruppi, il mio abolisce l'articolo 2 dell'Italicum e toglie anche dal titolo della legge qualsiasi riferimento al Senato". Si tratterebbe di un trucco per dividere i sistemi di voto: uno, l'Italicum, per Montecitorio, e l'altro, la risultante dalla sentenza della Consulta, per Palazzo Madama. Risultato? Renzi resta a palazzo Chigi, rompe i patti col Cav e tiene Angelino al governo finchè gli farà comodo...

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