Cerca
Logo
Cerca
+

Angelino Alfano a Maurizio Belpietro: "Un progetto popolare per battere la nuova sinistra"

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Gentile direttore, colgo l'occasione del suo editoriale per approfondire alcuni punti che sono alla base di ogni scelta strategica che abbia la consapevolezza dell'avvento di una stagione nuova. Noi, sei mesi fa, abbiamo fondato un partito, coscienti fosse un carico pesante, con tante incognite, ma con una certezza: la necessità di cambiare lo scenario di un centrodestra destinato alla sconfitta, partendo dal presupposto che sarebbe stato per di più inaccettabile consegnare al Paese, a novembre, la legislatura più breve della storia, in un momento congiunturale di crisi e di rischi. Nessun aspetto del «piano industriale» del neonato movimento è stato tralasciato. Conoscevamo ogni difficoltà ed eravamo e siamo convinti che occorreva andare oltre la chiusura del Pdl e alimentare la speranza di una prospettiva politica fondata sulla democrazia e sulla meritocrazia. Siamo convinti di avere preso la decisione giusta. E oggi si può saldare una coalizione, una coalizione popolare, che sia composita, ma a guida moderata e che abbia un'azione politica impostata sul livello di servizio al Paese e sull'essere intelligentemente alternativi alla sinistra. Si badi bene: ad una sinistra nuova, anzi nuovissima. Una sinistra applicando alla quale parole vecchie, paradigmi antichi, tic tradizionali si andrebbe incontro a sicura sconfitta culturale prima ed elettorale poi. Sennò non s'è capito perché così tanti moderati abbiano votato Pd. Questo credo sia il momento. Questa l'occasione per far ripartire in Italia un progetto popolare vincente. Occorre costruire una coalizione popolare, una unione di riformatori moderati, alternativa a quella socialista italiana che si è presentata a Bruxelles come la più forte d'Europa. Non c'è rivendicazione di paternità in questa svolta. Chi la cerca mostra di non avere visione. Chi riduce a una calcolatrice l'attuale scenario politico è inchiodato al passato. Chi teme per il proprio spazio, fa un grave errore di valutazione, perché l'alternativa è zero spazio per chiunque. E di questo pagherebbe quella parte di italiani che si è sempre riconosciuta nel centrodestra e nell'area popolare. Preciso, a scanso di equivoci terminologici, che il Ppe tiene insieme tanti «centrodestra» europei. In questo senso, l'accordo con l'Udc non è stato una mera operazione parlamentare,ma un primo passo verso quel progetto comune; non è stato un'associazione temporanea di impresa. C'è spazio per tutti. Lo spazio ce lo daranno gli elettori. Abbiamo tempo per lavorare. Noi, intanto, siamo all'opera perché il centrodestra sia vivo già in questo governo, all'interno del quale continueremo a far sentire la nostra voce. Possiamo dire che alcune cose le abbiamo già portate a compimento, altre le abbiamo arginate, altre ancora le abbiamo modificate in una coniugazione di intenti che al centro ha messo sempre il Paese. Non abbiamo fatto tutto. Ma abbiamo fatto il massimo di quello che potevamo fare. La nostra presenza è stata avvertita. Ce lo hanno detto un milione e duecentomila elettori facendoci superare lo sbarramento proprio mentre stavamo al governo. Anche per questo è semplicemente insensato chiederci di uscirne adesso. Il primo capitolo è stato la competizione elettorale per le europee, appena sei mesi dopo la nostra nascita. Il secondo capitolo sarebbe importante scriverlo a più mani: è un'operazione politica che parte dai risultati che le formazioni di centrodestra hanno raggiunto. Senza necessità di raffronti perché i parametri devono tenere conto di tante cose. Che valgono per tutti. Questi risultati, il nostro risultato, sono un'eccellente base di partenza. Se è vero che dei punti si sono spostati su Renzi per paura di Grillo, sono stati punti moderati. Questi sette, otto punti possono tornare nel loro luogo di appartenenza. Non dobbiamo forzare i tempi, ma non possiamo regalare il tempo. Noi siamo un partito popolare di centrodestra, moderato, che fa parte dell'alveo del Ppe, nel quale rientrano tutti i grandi partiti tradizionali del centrodestra europeo. In conclusione, se per perseguire tutto questo, insieme, bastasse una telefonata ad Arcore, non avrei problemi a farla. Temo non sia così. Ma proprio per preservare questi obiettivi da ogni tentativo di strumentalizzazione o da più o meno inconsapevoli fraintendimenti, affido tutto a un dibattito pubblico che possa dare chiarezza a tutti e riparare la politica da ogni insulto o attacco personale. Non ci sono nemici in politica, ci sono idee, modi di perseguirle e obiettivi finali. Non abbiamo fatto la scelta di fondare il Nuovo Centrodestra per sceglierci un nemico,ma per scegliere il Paese e tentare una svolta anche per i moderati italiani. Questa svolta si fa insieme, o non si fa. In solitudine non si sta bene nemmeno in paradiso. Non abbiamo la pretesa di indicare la strada, ma riteniamo semplicemente di essere sulla strada giusta. di Angelino Alfano *Presidente del Nuovo Centrodestra

Dai blog